Roma, 10 maggio 2021 (Agonb) – Sono trascorsi 35 dall’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl nel nord dell’Ucraina: oggi una coppia di studi, pubblicati online su Science e guidati da ricercatori del National Cancer Institute (NCI), parte del National Institutes of Health, ha indagato sui potenziali effetti sulla salute dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti causate dall’incidente, utilizzando strumenti genomici all’avanguardia.
Il primo studio, che ha analizzato i genomi completi di 130 persone nate tra il 1987 e il 2002 e le loro 105 coppie madre-padre, non ha trovato prove che l’esposizione alle radiazioni dei genitori abbia comportato la trasmissione di nuovi cambiamenti genetici ai figli. In sintesi, i risultati suggeriscono che l’esposizione alle radiazioni ionizzanti dell’incidente ha avuto un impatto minimo, se non nullo, sulla salute della generazione successiva.
Il secondo studio ha invece documentato i cambiamenti genetici nei tumori di persone che hanno sviluppato il cancro alla tiroide dopo essere state esposte da bambini o feti alle radiazioni ionizzanti dello iodio radioattivo, evidenziando l’importanza di un particolare tipo di danno al DNA che comporta rotture in entrambi i filamenti di DNA nei tumori tiroidei.
I ricercatori hanno osservato che i tumori della tiroide che si sono verificati in persone esposte a dosi di radiazioni più elevate da bambini avevano maggiori probabilità di derivare da fusioni geniche, mentre le persone non esposte o esposte a bassi livelli di radiazioni avevano maggiori probabilità di derivare da mutazioni puntiformi.
Questo suggerisce che le rotture del doppio filamento del DNA possono essere un cambiamento genetico precoce a seguito dell’esposizione alle radiazioni che successivamente consente la crescita dei tumori della tiroide. (Agonb) Cdm 11:00.