Roma, 29 maggio 2021 (AgOnb) – Le strisce dei pesci pagliaccio, protagonisti del cartone “Alla ricerca di Nemo”, si formano per delle interazioni tra gli animali e l’anemone in cui vivono. Lo sostiene uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, degli scienziati del CRIOBE, dell’Università della Sorbona e dell’Okinawa Institute of Science and Technology (OIST). Il team ha esaminato dei pesci pagliaccio occidentali, e alterato i livelli degli ormoni tiroidei, fondamentali per la loro metamorfosi. Hanno poi studiato la stessa specie “Amphiprion percula” in Papua Nuova Guinea, che vive all’interno di Heteractis magnifica (anemone magnifica), o Stichodactyla gigantea (anemone tappeto gigante). Quelli che abitavano nello Stichodactyla gigantea, più tossico dell’altro, avevano livelli più elevati di ormoni e sviluppavano più rapidamente le strisce bianche. «Per i pesci pagliaccio – spiega Vincent Laudet, dell’OIST – la metamorfosi influenza anche le abitudini di stabilità della specie, che passa dalla vita nell’oceano aperto alla barriera corallina. Capire il collegamento e le interazioni dei pesci con gli anemoni in cui vivono può aiutare a rispondere ad alcune domande sul modo in cui la specie può reagire alle pressioni ambientali». «Abbiamo scoperto – aggiunge Pauline Salis, autrice principale e ricercatrice alla Sorbona – che solo 36 geni differiscono tra i pesci pagliaccio e le due specie di anemoni di mare. In particolare, il gene duox, legato alla produzione di ormoni, mostrava una maggiore attività nei pesci esposti all’anemone tappeto gigante». Una maggiore attività del gene duox nei pesci pagliaccio si traduce in livelli più elevati di ormoni tiroidei e un più rapido tasso di formazione delle strisce bianche. (AgOnb) Mmo 10:00