Roma, 17 luglio 2021 (AgOnb) – Mentre si cercano ancora di chiarire le origini dell’attuale pandemia, un nuovo studio racconta come il commercio di animali selvatici possa potenzialmente provocare nuove e pericolose epidemie. Lo studio presenta infatti prove che i primati e gli ungulati nel commercio di animali selvatici rappresentino un rischio ancora maggiore per la salute umana. I ricercatori del The Nature Conservancy e dell’Ashoka Trust for Research in Ecology and Environment (ATREE), in India, in una ricerca pubblicata sulla rivista Current Biology spiegano che un quarto delle specie di mammiferi nel commercio di animali selvatici ospita il 75% dei virus zoonotici conosciuti. Di conseguenza il rischio di trasmissione di malattie è più elevato rispetto ad altri mammiferi comunemente in commercio e rispetto alle specie addomesticate. L’analisi confronta 226 virus e 800 specie di mammiferi. “Individuando le specie che presentano il rischio più elevato di trasmettere malattie zoonotiche all’uomo, speriamo che la nostra ricerca possa aiutare gli esperti di salute globale a stabilire la priorità su dove concentrare i loro sforzi per prevenire la prossima pandemia globale” spiegano i ricercatori. (AgOnb) Gta 12:00