Roma, 19 luglio 2021 (Agonb) – La rottura della barriera ematoencefalica avviene rapidamente sotto stress e questo potrebbe essere prevenuto con un anti-ossidante: è una delle evidenze emerse da uno studio condotto utilizzando un modello sperimentale per simulare la barriera emato-encefalica. Scienziati del KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma hanno riportato con dettagli senza precedenti come gli antiossidanti proteggono il cervello dall’infiammazione causata da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
Lo studio, pubblicato su Small, ha mostrato in dettaglio minuto per minuto come la barriera emato-encefalica reagisce a livelli elevati di infiammazione dopo la somministrazione di un farmaco di nuova generazione derivato di un farmaco antinfiammatorio ampiamente utilizzato, NAC (N-acetilcisteina). Il test della NACA (N-acetilcisteina ammide) – per la prima volta con cellule derivate da cellule staminali umane – ha mostrato che la rottura della barriera sotto carichi elevati di infiammazione è “in realtà più complessa di quanto si pensasse”, afferma il ricercatore del KTH Thomas Winkler.
“È stato il primo test di questo composto NACA con cellule staminali umane – ha detto -. I risultati mostrano che possiamo usarlo per testare altri derivati del composto NAC, oltre a diversi antiossidanti, e vedere se troviamo qualcosa che abbia una protezione neurale ancora maggiore”.
Il modello “brain-on-chip” dei ricercatori è in realtà una configurazione a due strati in cui piccoli canali trasportano sangue simulato e agenti infiammatori, nonché farmaci antinfiammatori, attraverso compartimenti che simulano lo spazio perivascolare all’interno del cervello e il sistema vascolare esterno. Nel modello, la barriera è rappresentata da una membrana di cellule derivate dalle cellule staminali di un singolo paziente, intrecciate insieme a proteine. (Agonb) Cdm 10:00.