Roma, 18 agosto 2021 (Agonb) – Secondo le stime del National Cancer Institute, 83.730 persone negli Stati Uniti riceveranno una diagnosi di cancro alla vescica nel 2021 e complessivamente la malattia causerà 17.200 morti. Mentre si tratta di una patologia curabile se diagnosticata precocemente, il tasso di sopravvivenza a cinque anni è di circa il 6% nei casi avanzati in cui il cancro si è diffuso ad altre parti del corpo.
Un nuovo studio del Lineberger Comprehensive Cancer Center dell’Università della Carolina del Nord, pubblicato sul British Journal of Cancer, ha dimostrato che i pazienti con tumori avanzati con gene FGFR3 mutato rispondono al trattamento immunoterapico in modo simile ai pazienti senza tale mutazione, un’evidenza in contrasto con le ipotesi formulate in precedenza. L’implicazione non è da poco, soprattutto per i pazienti a cui non è stata offerta l’immunoterapia a causa dei loro profili genetici.
“Nonostante il lavoro precedente suggerisse che i tumori della vescica FGFR3-mutati non dovrebbero essere trattati con l’immunoterapia, il nostro studio dimostra il contrario, quindi, crediamo che l’immunoterapia dovrebbe essere offerta senza esitazione” ha affermato uno degli autori dello studio William Y. Kim.
Gli studiosi hanno confrontato campioni di tessuto tumorale e dati di studi clinici di 17 pazienti con carcinoma della vescica FGFR3-mutato con quelli di 86 pazienti i cui tumori non avevano la mutazione scoprendo anche, a livello cellulare, diversità equivalenti di recettori delle cellule T, un equilibrio simile di soppressione immunitaria e segnali di attivazione immunitaria nei tumori con e senza mutazioni FGFR3. (Agonb) Cdm 11:00.