Roma, 23 agosto 2021 (Agonb) – Fari puntati sulle alterazioni a lungo termine del ritmo circadiano: potrebbero infatti causare deficit di memoria osservati in disturbi neurologici come il morbo di Alzheimer. Recenti studi hanno dimostrato che anche l’esposizione cronica alla luce può interrompere il ritmo circadiano e per comprenderne la correlazione un team di ricercatori indiani della Shoolini University ha testato l’effetto dell’interruzione del ritmo circadiano causata proprio dall’esposizione cronica alla luce.
Pubblicato su ACS Chemical Neuroscience, lo studio è stato guidato da Rohit Goyal, che ha affermato: “Le cellule di vari organi del corpo sono sincronizzate con il ciclo giorno-notte e rilasciano diverse sostanze biochimiche, compresi ormoni in modalità temporali precise. L’espressione prematura di questi ormoni può scatenare ansia, deterioramento cognitivo e perdita di memoria, tutti sintomi di disturbi cerebrali come l’Alzheimer”.
In uno studio precedente, a un’esposizione cronica alla luce per due mesi era corrisposto un accumulo subclinico di amiloide (Aβ), la proteina patogena nota per formare aggregati nell’Alzheimer; in questo lavoro, l’interruzione del ritmo circadiano a lungo termine ha mostrato l’insorgenza di una patologia simile all’Alzheimer che può essere prevenuta dal trattamento con fluoxetina. In particolare, sostengono gli scienziati, l’aumento di Aβ e ritmi circadiani disturbati possono innescare una cascata di sintomi neurologici irreversibili. (Agonb) Cdm 11:00.