Roma, 24 agosto 2021 (AgOnb) – Pubblicato su Nature Communications lo studio dell’Irccs San Raffaele di Milano, che ha testato un nuovo approccio per combattere i tumori del sangue. I ricercatori coordinati da Giulia Casorati, responsabile dell’Unità di immunologia sperimentale, hanno studiato la potenzialità di ingegnerizzare in laboratorio specifiche cellule immunitarie. Si tratta di linfociti T geneticamente modificati con un recettore TCR, che riconosce la molecola CD1c, presente sulla superficie cellulare, associata ad un antigene lipidico (mLPA), sovra-espresso nelle cellule maligne. La novità è rappresentata dal complesso formato da CD1c e mLPA, una meccanismo chiave-serratura, identico in tutti gli individui: “universale” così da riconoscere le cellule tumorali di ogni paziente, senza barriere di istocompatibilità. I risultati mostrano come i linfociti T modificati ritardano la progressione della malattia. Le leucemie acute colpiscono sia bambini che adulti con un tasso di recidiva molto elevato che costringe alla ricerca di terapie sempre più efficaci. La frontiera più avanzata è l’immunoterapia cellulare: “Queste molecole sono diverse da individuo a individuo. La situazione ottimale sarebbe quella di disporre di un TCR ‘universale’ che riconosca tutte le cellule tumorali indipendentemente dalla barriera HLA”, spiega Michela Consonni, prima autrice dello studio. La strategia proposta dal San Raffaele verte su questo: “Ingegnerizzare i linfociti T con questo recettore ha notevoli vantaggi: l’universalità permette di colpire tutti i tumori del sangue che esprimono la molecola CD1c. e non c’è il rischio di indirizzare i linfociti ‘armati’ contro i tessuti sani del paziente”- specifica Casorati. I ricercatori hanno testato l’efficacia su modelli sperimentali di leucemia acuta, mostrando la capacità di ritardare la progressione della malattia e di inibire la crescita del tumore. (AgOnb) Mmo 12:00