Roma, 1 settembre 2021 (AgOnb) – Una ricerca dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, coadiuvata dall’Università di Pisa e La Sapienza di Roma, pubblicata su International Journal of Molecular Sciences, ha fatto chiarezza su uno dei meccanismi attraverso i quali la noradrenalina è capace di evitare la neuro-degenerazione, tipica di Alzheimer e Parkinson. “Un metodo classico – spiega la Dott.ssa Carla Letizia Busceti – è quello di sottoporli a metanfetamina. La somministrazione in modelli animali, o l’assunzione come sostanza d’abuso nell’uomo, genera disturbi cognitivi simili alle demenze degenerative, e facilita l’insorgenza del Parkinson. La metanfetamina è utile per comprendere i meccanismi alla base di specifiche degenerazioni neuronali”. Gli esperimenti condotti dal Neuromed dimostrano che, la somministrazione preventiva di noradrenalina, protegge i neuroni dalla tossicità della metanfetamina. “Sapevamo” – spiega la Biagioni – “che nel Parkinson e nelle demenze degenerative si realizza una precoce disfunzione dei neuroni che producono noradrenalina. La noradrenalina agisce su 2 bersagli cellulari: i mitocondri e la via autofagica (processi con cui le cellule si rinnovano). I due sistemi vengono così protetti dalla neuro-degenerazione indotta da metanfetamina. Inoltre si è notato come eserciti questi effetti agendo su uno specifico tipo di recettori, i beta 2, che, se stimolati da farmaci specifici aumentano la protezione”. “La perdita di noradrenalina nel cervello – commenta il prof. Francesco Fornai, Università di Pisa e Resp. dell’Unità di Neurobiologia dei Disturbi del Movimento del Neuromed – anticipa spesso l’insorgenza dei sintomi dell’Alzheimer o Parkinson. Conoscere i recettori responsabili dell’effetto protettivo della noradrenalina, e la dimostrazione dei meccanismi molecolari reclutati per la neuroprotezione, apre nuove strade terapeutiche per quelle patologie”. (AgOnb) Mmo 9:30