Roma, 28 settembre 2021 (Agonb) – Negli ultimi anni gli inibitori del checkpoint, un tipo di immunoterapia, sono emersi come trattamento rivoluzionario per molti tipi di cancro: funzionano bloccando le proteine chiamate checkpoint, prodotte dalle cellule T; questi punti di controllo aiutano a impedire che le risposte immunitarie siano troppo forti e talvolta possono impedire alle cellule T di uccidere le cellule tumorali. Quando questi punti di controllo sono bloccati, le cellule T possono uccidere meglio le cellule tumorali.
Gli scienziati dell’University College London e del Francis Crick Institute hanno sviluppato un nuovo strumento in grado di stimare rapidamente il numero di cellule T in un tumore canceroso; con la previsione garantita dall’abbondanza di cellule T i ricercatori sperano che ciò possa consentire terapie più mirate ed efficaci. Nell’ambito del progetto TRACERx finanziato da Cancer Research UK, pubblicato su Nature, gli scienziati hanno analizzato i dati di sequenziamento del DNA dei tumori cancerosi dei pazienti, per vedere se potevano quantificare la frazione di cellule T all’interno di un campione. Il sequenziamento del DNA consente agli scienziati di vedere la storia evolutiva di come si sono sviluppati i singoli tumori.
In questa ricerca hanno sviluppato uno strumento per “guardare indietro” e calcolare i livelli di “ricombinazione V(D)J” delle cellule T, un processo in cui vengono riassemblate o alterate e vengono forniti gli strumenti che consentono loro di identificare e attaccare gli “invasori”. In particolare, hanno trovato un “segnale” che indicava la perdita dei TREC (T cell receptor excision circles), necessari per la maturazione delle cellule T, che si è verificata durante la ricombinazione V(D)J. Assegnando un punteggio a questa perdita, sono stati in grado di stimare con precisione il numero di cellule T presenti nel tumore. “Questo punteggio può essere utilizzato per prevedere la risposta all’immunoterapia e ai meccanismi di evasione immunitaria”, ha precisato Nicholas McGranahan dell’UCL Cancer Institute. Lo strumento finora è stato utilizzato solo nella ricerca, hanno precisato gli studiosi: sarà pertanto necessario svilupparlo ulteriormente prima che possa essere reso disponibile per l’uso clinico. (Agonb) Cdm 12:00.