Roma, 29 settembre 2021 (AgOnb) – Una ricerca condotta nei laboratori di Elettrofisiologia cognitiva da Alice Mado Proverbio, docente di psicobiologia del Dip. di Psicologia di Milano-Bicocca, insieme a Veronica Broido, Francesco De Benedetto, e con Alberto Zani, docente di psicologia dell’Università San Raffaele, ha registrato, per la prima volta e in modo non invasivo, attraverso sensori appoggiati all’esterno del capo, la “voce” del talamo visivo nell’uomo. Lo studio pubblicato sull’European Journal of Neuroscience, fa luce sul ruolo di questa struttura fondamentale per la nostra attività sensoriale, in quanto trasmette al cervello le immagini che provengono dalla retina, svelando come esso influisca sulla nostra capacità attentiva. È stato presentato un nuovo marker bioelettrico dell’attività neurale chiamato N40, in quanto negativo e con l’apice in 40 ms. Per registrare la “voce” del talamo, i ricercatori hanno captato i potenziali evocati visivi, ottenuti mediante 1800 ripetizioni di stimoli, in 20 studenti universitari dotati di cuffie speciali. Le risposte elettriche misurabili con l’EEG, si riteneva si limitassero a quelle generate dalla corteccia, dopo circa 80 ms. I dati raccolti hanno mostrato che i potenziali evocati visivi possono rilevare segnali che provengono da strutture sotto-corticali come il talamo, prima che l’informazione visiva abbia effettivamente raggiunto la corteccia occipitale, cioè in 40 ms. rispetto agli 80 ms. Ciò ha consentito di appurare che il talamo non solo trasmette segnali sensoriali, ma influisce anche sugli stimoli bersaglio o da ignorare, agisce come filtro attentivo, regolando di conseguenza il diverso livello di attenzione richiesta. Secondo la Prof.ssa Proverbio, “in futuro sarà importante indagare se una risposta N40 visiva anomala potrà essere correlata a patologie neurali, come accade per le N40 uditive e somato /sensoriali, che sono utilizzate come criteri diagnostici per la schizofrenia e i disturbi del movimento”. (AgOnb) Mmo 11:00