Roma, 8 ottobre 2021 (AgOnb) – Un campanello d’allarme delle eruzioni vulcaniche sono le emissioni di CO2 dai pennacchi. In sostanza, i valori sono utilizzabili come precursori di violente eruzioni esplosive. A sostenerlo è lo studio italiano “Volcanic CO2 tracks the incubation period of basaltic paroxysms” pubblicato su Science Advances da un team di ricercatori italiani coordinati da Alessandro Aiuppa dell’università di Palermo, in collaborazione con il Laboratorio di Geofisica Sperimentale (LGS) dell’università di Firenze, con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Sezioni di Napoli e Bologna) e con le Università di Pisa e Torino. “Le eruzioni vulcaniche sono fenomeni improvvisi, la cui dinamica è così rapida da sfuggire spesso al controllo preventivo della maggior parte delle reti di monitoraggio” spiegano i ricercatori, ma grazie all’osservazione di valori come la CO2, per esempio a Stromboli o in altre aree vulcaniche, è possibile avere un campanello d’allarme. “I due ultimi parossismi verificatisi a Stromboli nel 2019 sono stati preceduti da incrementi rilevabili nel degassamento di anidride carbonica (CO2) dal pennacchio vulcanico, fino a settimane/mesi prima degli eventi esplosivi. I risultati dimostrano come il gas vulcanico, in particolare la CO2, giochi un ruolo chiave nelle dinamiche esplosive, e che i periodi preparatori delle esplosioni siano caratterizzati da emissioni anomale di CO2, rilasciate dal magma ancora immagazzinato in profondità” scrivono gli esperti. (AgOnb) Gta 14:00