Roma, 12 ottobre 2021 (Agonb) – Oltre 50 milioni di persone nel mondo soffrono di demenza. La malattia di Alzheimer ne è la forma più comune ed è caratterizzata da un accumulo delle proteine beta-amiloide (Ab) e tau nel cervello, seguito da una continua progressione del declino della memoria. Ora, in uno studio pubblicato su Molecular Psychiatry, ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia hanno scoperto che l’accumulo precoce di proteine tau nel cervello misurato da scanner PET è più efficace nel predire il deterioramento della memoria rispetto ai biomarcatori nel liquido cerebrospinale o alla placca amiloide.
“Negli ultimi anni c’è stato un rapido sviluppo di diversi biomarcatori dell’Alzheimer, che ci ha permesso di misurare e rilevare i primi segni della malattia – ha detto il primo autore Marco Bucci, ricercatore presso il Centro per la ricerca sull’Alzheimer del Karolinska -. Ma dobbiamo ancora trovare test in grado di prevedere lo sviluppo della malattia con maggiore specificità, in modo da poter migliorare non solo la diagnosi, ma anche la prognosi e il trattamento”.
L’accumulo di proteine e la neurodegenerazione possono essere misurati nel liquido cerebrospinale e nel plasma o attraverso l’imaging cerebrale utilizzando la tomografia a emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica (MRI). “I nostri risultati mostrano che la presenza di tau nel cervello misurata da uno scanner PET è legata a un rapido declino soprattutto della memoria episodica, che spesso viene colpita in una fase iniziale della malattia”, ha precisato Bucci. (Agonb) Cdm 10:00.