Roma, 13 ottobre 2021 (AgOnb) – Uno studio, pubblicato su Frontiers in Physiology, da parte degli scienziati dell’Universidad de las Americas in Ecuador, afferma che abitare ad elevate altitudini (2.000 /3.500 mt) può aiutare a ridurre le probabilità di sperimentare un ictus mortale. Il team, guidato da Esteban Ortiz-Prado, ha analizzato dati raccolti in 17 anni, relativi a più di 100.000 pazienti colpiti da ictus. L’ictus, tra le principali cause di morte e disabilità nel mondo, è dovuto a un coagulo di sangue all’interno del cervello. Gli esperti spiegano che ad altitudini elevate, la disponibilità di ossigeno diminuisce, di conseguenza le persone che ci vivono, si sono adattate alle diverse condizioni ambientali. “Volevamo approfondire la conoscenza di un problema ancora poco esplorato” – afferma Ortiz-Prado – “più di 160 milioni di persone vivono al di sopra dei 2.500 mt, ma abbiamo poche informazioni sulle differenze epidemiologiche in termini di incidenza di casi di ictus”. Secondo i dati della ricerca, in Ecuador tra il 2001 e il 2017, considerando 4 diversi intervalli di altitudine: sotto i 1.500, tra 1.500 e 2.500, tra 2.500 e 3.500 e oltre 3500 mt, le persone che vivono nella III fascia, hanno un beneficio maggiore in termini di riduzione dell’incidenza di ictus. Questi soggetti, ipotizzano gli scienziati, potrebbero essersi adattati alle condizioni di scarsa ossigenazione e aver sviluppato una rete vascolare più efficiente. Ulteriori approfondimenti forniranno maggiori indicazioni sui meccanismi alla base di questo fenomeno, concludono gli autori, ma già questi risultati potrebbero essere di rilevante importanza per le persone che vivono in altitudini più elevate. (AgOnb) Mmo 9:00