Roma, 8 novembre 2021 (AgOnb) – Il dolore ci aiuta ad evitare rischi e pericoli, ma di fronte alla fame esso si attenua. A scoprirlo lo studio dei ricercatori dell’Università della Pennsylvania, pubblicato su Science. “La fame cambia la nostra percezione del mondo”, ha dichiarato la neuroscienziata Amber Alhadeff, capo della ricerca e vincitrice dell’Eppendorf & Science Prize for Neurobiology 2021. Esaminando l’interazione tra fame e dolore, 2 sensazioni che si manifestano quasi in contemporanea, “abbiamo scoperto che la fame – commenta l’esperta – attraverso l’attivazione di una piccola popolazione di neuroni ipotalamici nel cervello, sopprime il dolore. Questi neuroni ci consentono, anche di fronte al dolore, di andare a trovare il cibo per sopravvivere”. Una ricerca che fa comprendere come la fame cambi la nostra percezione del mondo che ci circonda e come comunicano i segnali dall’intestino con i centri della fame nel cervello. “Eravamo anche interessati ai segnali che disattivano l’attività nei neuroni della fame – prosegue la Alhadeff – abbiamo scoperto che i nutrienti nell’intestino sono i principali regolatori dei neuroni ipotalamici della fame. Inoltre che diversi nutrienti, ad esempio grassi e zuccheri, coinvolgono diversi percorsi neurali del cervello intestinale per spegnere i neuroni della fame nel cervello. Questi esperimenti caratterizzano davvero il modo in cui il rilevamento dei nutrienti nell’intestino coinvolge i percorsi neurali che comunicano con il cervello e, in definitiva, con i neuroni della fame, spegnendoli quando mangiamo cibo”. “Uno studio che può avere implicazioni per lo sviluppo di terapie, legate anche all’obesità e potenzialmente ad altri disturbi alimentari. La scoperta di percorsi paralleli per l’inibizione dei neuroni della fame può essere sfruttata come bersaglio per migliori terapie per la perdita di peso. A nessuno piace essere affamato, uno dei motivi principali per cui la dieta è difficile da seguire. I nostri dati forniscono una migliore comprensione di come inibire i neuroni della fame nel cervello, magari attivando questi percorsi nell’intestino, così da progettare strategie di perdita di peso più efficaci”. (AgOnb) Mmo 13:00