Roma, 8 novembre 2021 (AgOnb) – Uno studio di imaging cerebrale condotto da ricercatori ungheresi ha scoperto che anche i cani, come gli umani, sono in grado di fare calcoli complessi per processare il linguaggio, così come fanno i bambini. Infatti, i bambini individuano nuove parole in un discorso, molto prima di imparare cosa significhino. Fanno calcoli complessi per tenere traccia dello schema delle sillabe: quelle che appaiono insieme probabilmente sono parole, le altre probabilmente non lo sono. Lo studio, pubblicato su Current Biology è la prima dimostrazione della capacità di utilizzare statistiche complesse per conoscere i confini delle parole in un mammifero non umano. “Tenere traccia dei modelli non è esclusivo degli esseri umani: molti animali imparano da tali regolarità nel mondo circostante, questo si chiama apprendimento statistico. Ciò che rende speciale il discorso è che la sua elaborazione efficiente richiede calcoli complessi. Per imparare nuove parole dal discorso continuo, non è sufficiente contare quanto spesso certe sillabe ricorrono insieme. E’ molto più efficiente calcolare quanto probabilmente quelle sillabe si verificano insieme – spiega Marianna Boros, tra i principali autori dello studio e ricercatrice al Neuroethology of Communication Lab dell’Eotvos Lora’nd University -. Non sapevamo se anche altri mammiferi potessero usare calcoli così complessi per estrarre parole dal discorso. Abbiamo deciso di testare le capacità cerebrali dei cani di famiglia per l’apprendimento statistico dal linguaggio”. “Per scoprire che tipo di statistiche calcolano i cani quando ascoltano un discorso, abbiamo misurato la loro attività cerebrale elettrica utilizzando l’EEG – afferma Lilla Magyari, altra autrice principale e ricercatrice-. E’ interessante notare che abbiamo visto differenze nelle onde cerebrali dei cani per le parole frequenti rispetto a quelle rare. Ma abbiamo anche visto differenze nelle onde cerebrali per le sillabe che si sono verificate sempre insieme rispetto alle sillabe che si sono verificate solo occasionalmente, anche se le frequenze totali erano le stesse. Risulta che i cani tengono traccia non solo di statistiche semplici ma anche di quelle complesse. Non si era mai visto in altri mammiferi non umani prima d’ora”, conclude la ricercatrice. (AgOnb) Mmo 12:00