Roma, 7 dicembre 2021 (AgOnb) – Uno studio pubblicato su Developmental Cell e condotto dai ricercatori dell’Ifom e dell’Università degli Studi di Milano ha scoperto che regolare il traffico degli amminoacidi in ingresso nelle cellule tumorali può renderle più sensibili alla chemioterapia. Il risultato potrebbe aprire la strada a nuove strategie terapeutiche personalizzate. “Da oltre 15 anni – spiega Marco Foiani, a capo del programma ‘Integrità del Genoma’ – il nostro gruppo sta indagando come le condizioni metaboliche della cellula, influenzate anche dal nostro regime nutrizionale, possono influenzare la stabilità del genoma”. I ricercatori avevano già scoperto che la proteina Beclin ha un ruolo cruciale nel condizionare la risposta della cellula al danno al Dna indotto dai farmaci chemioterapici, ma non era chiaro il come e il perché. “Quanto è emerso dalle nostre ricerche effettuate combinando approcci di genetica, metabolomica e proteomica – prosegue Foiani – è che la funzione protettiva di Beclin è dovuta all’influenza che esercita sul trasporto degli aminoacidi a livello della membrana cellulare”. “In particolare – spiega Arta Ajazi, prima autrice dell’articolo – la perdita di funzione di Beclin comporta un significativo incremento del trasporto di diversi amminoacidi, tra cui il triptofano e la leucina, dall’ambiente esterno a quello interno alla cellula. Una volta entrati nella cellula, tali amminoacidi sono essenziali per produrre proteine che consentono alle cellule di riparare il Dna, consentendo alle cellule di sopravvivere allo stress causato, per esempio, da farmaci chemioterapici. Questo effetto può spiegare la capacità delle cellule, mutate nel gene che codifica Beclin, di resistere ai farmaci chemioterapici”. Il risultato potrebbe consentire trattamenti personalizzati evitando la chemioterapia laddove il test genomico evidenzi mutazioni di Beclin. (AgOnb) Mmo 10:00