Roma, 17 dicembre 2021 (Agonb) – Negli ultimi anni, l’immunoterapia – basata sull’utilizzo di anticorpi umanizzati chiamati inibitori del checkpoint immunitario per bloccare le vie cellulari che inibiscono l’attività dei linfociti T, un tipo di cellule del sistema immunitario che aiutano a proteggere il corpo dalle infezioni e possono aiutare a combattere il cancro – è emersa come un approccio oncologico molto promettente, ma non per tutti i tipi di tumore e non per tutti i pazienti.
Gli anticorpi più noti sono quelli prodotti contro CTLA-4, PD-L1 e PD-1. In un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Hepatology, i ricercatori della University of California San Diego hanno dimostrato una prova di principio che il cancro al fegato – uno di quelli che rispondono meno all’immunoterapia – può essere reso altamente reattivo a un inibitore del checkpoint immunitario noto come anticorpo anti-PD-L1 utilizzando in tandem una molecola sintetica di dsRNA chiamata polyIC per aumentare l’immunità innata del fegato. Hanno scoperto che la monoterapia con polyIC o anti-PD-L1 ha efficacemente soppresso la crescita del tumore sottocutaneo, ma la combinazione dei due reagenti ha mostrato effetti notevolmente sinergici nell’inibizione del tumore al fegato.
Questo sarebbe in parte dovuto al potenziamento efficiente della sottopopolazione di cellule T CD8 citotossiche nel fegato, attivando contemporaneamente le cellule immunitarie innate mediante polyIC e bloccando la via inibitoria nei linfociti T con l’anticorpo anti-PD-L1. (Agonb) Cdm 11:00.