Roma, 21 dicembre 2021 (Agonb) – Trenta milioni del mondo e più di seicentomila in Italia: sono i pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer, per la quale si è ancora alla ricerca di un trattamento efficace ma anche di metodologie per la diagnosi precoce, particolarmente importante alla luce della recente approvazione di un farmaco che arresta i danni cerebrali purché assunto nelle fasi iniziali della malattia.
A questa sfida stanno partecipando anche ricercatori dell’Azienda Ospedale/Università di Padova, in collaborazione con l’IRCCS San Raffaele di Roma, l’Università of Eastern Finland di Kuopio, l’IRCCS Neuromed di Pozzilli, l’Università la Sapienza di Roma ed il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico: insieme, sono i fautori dello studio “TMS-EEG Biomarkers of Amnestic Mild Cognitive Impairment Due to Alzheimer’s Disease” pubblicato sulla rivista Frontiers of Aging Neuroscience.
“In questo studio sono stati valutati un gruppo di soggetti anziani sani di controllo e un gruppo di 17 persone che riferiscono la comparsa di un lieve disturbo cognitivo non chiaramente patologico (il cosiddetto Mild Cognitive Impairment) – spiega Florinda Ferreri, Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova -. L’intento era quello di capire se fosse possibile identificare in una fase estremamente iniziale coloro che sono a rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer da coloro che non lo faranno. È stato dimostrato come, utilizzando una nuova tecnica non invasiva ed a basso costo, basata sulla combinazione tra stimolazione magnetica transcranica (TMS) ed elettroencefalogramma (EEG), sia possibile individuare dei segni distintivi di funzionamento cerebrale che identificano i soggetti con MCI che rimarranno stabili nel tempo rispetto a quelli che nel giro di pochi anni svilupperanno una demenza di Alzheimer conclamata”. (Agonb) Cdm 09:00.