Roma, 19 febbraio 2022 (Agonb) – Presso l’istituto di ricerca Deltares di Delft, nei Paesi Bassi, nell’enorme struttura Atlantic Basin Facility, dove vengono simulate le onde e le correnti di marea, un team di ricercatori ha condotto un test per l’Esa per valutare come il monitoraggio satellitare possa aiutare nel rilevare la plastica presente negli oceani. Peter de Maagt dell’Esa, supervisore dello studio, spiega che con gli strumenti attuali sono stati registrati aumenti significativi del segnale quando sono presenti rifiuti di plastica in mare. “Attualmente – si legge su Global Science, notiziario online dell’Esa – non si ha la certezza che il monitoraggio possa essere riconducibile alla sola plastica o siano dovuti ad altri fattori correlati. La stima più realistica è che 10 milioni di tonnellate di plastica in media entrino nell’oceano ogni anno: i ricercatori sanno cosa succede solo a circa l’1% di essa. Il monitoraggio satellitare potrebbe aiutare a tracciarne l’estensione e seguire la direzione di grandi masse”. Tra i ricercatori coinvolti c’è l’Institute for Telecommunications in Portogallo e dell’Università di Stirling in Scozia, che stanno utilizzando il telerilevamento radar. L’Università di Twente ha implementato la strumentazione ottica. L’Università dell’Alberta e quella di Delft stanno eseguendo analisi fisiche fondamentali, incluso il tentativo di quantificare meglio l’effetto di smorzamento delle onde dei rifiuti di plastica marini, che potrebbero essere sfruttati per stimare le concentrazioni di tale materiale in futuro. (Agonb) Mmo 10:30