Roma, 25 marzo 2022 (Agonb) – Il Po si sta prosciugando, e l’8 marzo è stato rilevato il bollettino più preoccupante degli ultimi 30 anni: le registrazioni idrometriche pubblicata dall’Adbpo (Autorità del bacino distrettuale del fiume Po, l’ente incaricato alla tutela del fiume) hanno toccato le quote più basse dal 1991, ed è la prima volta che tale siccità è evidente già ad inizio primavera. La carenza idrica del “Grande Fiume”, oltre a rappresentare una minaccia all’ecosistema limitrofo, porta con sé conseguenze economiche e sociali. Il Po è la vena pulsante di un bacino idrografico che è anche un’area economicamente strategica per l’Italia, con un Pil che copre il 40% di quello nazionale grazie alla presenza di grandi industrie, di una quota di piccole e medie imprese, e di attività agricole e zootecniche. La crisi idrica comincia a toccare perfino la disponibilità di acqua potabile in Piemonte, e un domani potrebbe toccare anche ad altre regioni. Le cause principali sono individuabili nella diminuzione di neve e di pioggia rispetto alla media stagionale. Il sistema di rilevazione Copernicus testimonia che la neve su tutto l’arco Alpino è prossima ai minimi (-55% rispetto alle medie stagionali), con punte in alcune zone che toccano il -80%: la siccità nasce anche dalla povertà di neve nell’arco alpino. Per quel che riguarda invece le precipitazioni, in Piemonte, durante i primi mesi del nuovo anno, c’è stato un calo del 93% rispetto alla media. Inoltre, i venti che hanno sferzato la pianura padana hanno ulteriormente asciugato i terreni. Ci sono anche delle ragioni antropiche che spiegano ciò che sta succedendo, con l’uso delle acque fiumane dovrebbe essere rivisto in considerazione dell’emergenza. Gia vent’anni fa, a fronte di una portata media del Po di 1400 m³/s d’acqua, esistevano concessioni per 1800 m³/s. Ciò significa che in alcuni periodi di carenza idrica, il bacino potrebbe andare completamente in tilt. Negli ultimi vent’anni ci sono state già cinque crisi idriche (2003, 2006, 2007, 2012, 2017) in cinque momenti di siccità estiva, e quest’anno per la prima volta se ne sta verificando una in primavera. Le previsioni, ovviamente, individuano il momento più drammatico nel periodo che tra giugno e settembre prossimi. I cambiamenti climatici possono essere solo in parte controllati, ma si può e si deve comunque intervenire per preservare il bacino del Po. Il segretario dell’Adbpo Meuccio Berselli ha indicato una serie di comportamenti che necessariamente andranno osservati. Ad esempio, sarà importante introdurre colture meno idroesigenti per ottimizzare l’impiego dell’irrigazione agricola, o implementare i reflui della depurazione, e quindi riutilizzare il più possibile l’acqua dei depuratori. Infine, rendere più efficienti le reti di trasporto idrico (la dispersione è un grande problema) ed investire negli invasi e nei micro-invasi per fermare l’acqua per poi distribuirla quando c’è bisogno. (Agonb) Mot 9:00