Roma, 14 aprile 2022 (Agonb) – Una ricerca condotta dall’Ist. Candiolo dimostra che il cancro del colon retto si avvale di cellule, ad oggi sconosciute, che formano uno scudo di zuccheri per proteggersi dai radicali liberi, danneggiando il tumore e ostacolandone la crescita. Per la prima volta il glucosio ricopre un ruolo difensivo dei tumori, che si aggiunge alla sua funzione, di carburante per accelerarne la crescita. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, è il frutto di un progetto internazionale tra il Centro IRCCS di Candiolo, guidato dal prof Carlos Sebastian, ed il Massachusetts General Hospital Cancer Center di Harvard, guidato da Raul Mostolavsky. Coinvolti inoltre la Prof.ssa Anna Sapino, Dir. Scientifico e primario dell’Anatomia Patologica dell’Istituto, il prof. Enzo Medico responsabile del laboratorio di Oncogenomica, la prof.ssa Silvia Giordano responsabile del laboratorio di Biologia Molecolare. Il tumore del colon-retto è la seconda forma di cancro più diffusa in Italia e in Europa, dopo il cancro della mammella. Si calcola che un uomo ogni 12 e una donna ogni 19 ne svilupperà uno nell’arco della propria vita. ” È noto che il metabolismo del glucosio consente alle cellule tumorali di crescere e proliferare – spiega Sebastian Carlos – il nostro lavoro ha scoperto un nuovo ruolo del glucosio nel meccanismo di difesa nei tumori, come arma per proteggersi dai radicali liberi, molecole che danneggiano le cellule e ostacolano la crescita della neoplasia. In particolare, la ricerca – continua Sebastian – ha identificato un nuovo tipo di cellule di difesa a protezione del tumore. Si tratta di cellule non proliferanti, incapaci cioè di crescere e moltiplicarsi all’interno del tumore, ma caratterizzate da un elevato assorbimento di glucosio. Inaspettatamente, in queste cellule lo zucchero non viene convertito in energia, come i principali consumatori di glucosio nel cancro del colon, ma utilizzato per neutralizzare i radicali liberi che potrebbero danneggiare la struttura della cellula, compromettendone la sopravvivenza”. “Definire lo specifico ruolo di questo nuovo tipo di cellule meno attivo nel tumore, potrebbe aprire la strada a nuove e più efficaci terapie anti-tumorali anche combinate ai farmaci tradizionali in grado di estirpare non solo le cellule in corso di moltiplicazione, ma i serbatoi di cellule tumorali quiescenti, spesso responsabili dello sviluppo di forme tumorali recidive e della generazione di neoplasie resistenti ai trattamenti tradizionali, come chemio e radioterapia”, riferisce Anna Sapino. “Sebbene questi studi siano stati condotti su modelli sperimentali su cellule tumorali prelavate dai tumori asportati ai pazienti, e, quindi, dobbiamo essere cauti – aggiunge Sapino –. I risultati sono potenzialmente in grado di ispirare nuove terapie più specifiche ed efficaci per questo tipo di cancro. È allo studio una nuova molecola capace di annullare le difese del tumore”. (Agonb) Mmo 13:00