Roma, 15 aprile 2022 (Agonb) – Finora non è stato ancora possibile sviluppare un vaccino contro l’epatite C sia perché il virus che la causa si presenta in molte forme genetiche sia perché i metodi di laboratorio con cellule infette non rispecchiano adeguatamente la dinamica della reale infezione. Ora, però, i ricercatori del Gladstone Institutes hanno sviluppato una nuova piattaforma per studiare come il sistema immunitario umano risponde all’infezione.
Il metodo, presentato sulla rivista Open Biology, unisce la tecnologia microfluidica (che consente agli scienziati di manipolare con precisione i fluidi su scala microscopica) con gli organoidi del fegato (gruppi cellulari tridimensionali che imitano la biologia dei fegati umani). I ricercatori hanno quindi deciso di spostare l’intero sistema su un chip microfluidico, un dispositivo con una rete di minuscoli canali che consente un controllo preciso sul posizionamento degli organoidi e consente ai ricercatori di osservare meglio la loro interazione con l’ambiente circostante.
Il team ha coltivato organoidi del fegato e li ha esposti a una molecola specifica trovata nel virus dell’epatite C, così che, dopo l’esposizione, le cellule organoidi presentavano questa molecola sulle loro superfici. I ricercatori hanno quindi incorporato gli organoidi in un chip microfluidico e introdotto nel loro ambiente le cellule T, addestrate a riconoscere la molecola: le cellule T hanno rilevato le cellule organoidi che presentavano la molecola virale e hanno viaggiato attraverso i canali microfluidici per ucciderle, proprio come colpirebbero le cellule infette nel corpo per combattere l’epatite C. (Agonb) Cdm 11:00.