Roma, 1 maggio 2022 (AgOnb) – Nelle persone che soffrono di ipertiroidismo è frequente l’aumento della frequenza cardiaca, mentre in quelle con ipotiroidismo si rilevi una riduzione del ritmo dei battiti del cuore, dà un’indicazione chiara della stretta relazione fra livelli degli ormoni della tiroide e funzione cardiovascolare. D’altra parte, gli ormoni tiroidei influenzano cuore e vasi in una maniera molto più profonda di quella che le sole modificazioni della frequenza cardiaca fanno immaginare. Innanzitutto, anche a questo livello si riscontrano azioni altrettanto profonde quanto quelle osservate in altri organi e apparati. Infatti, gli ormoni della tiroide sviluppano sia effetti che coinvolgono l’espressione e la soppressione dei geni, sia altre azioni che esulano da tali processi. Ad esempio, a livello delle cellule che costituiscono il cuore, la T3 cambia la composizione delle catene di proteine che permettono la contrazione del muscolo e ciò modula la forza di contrazione del cuore. Un altro livello di intervento è quello che riguarda i flussi degli ioni di calcio, in quanto corrette concentrazioni di quest’ultimo elemento, nei diversi compartimenti delle cellule del cuore, sono indispensabili per l’efficacia delle sue contrazioni.
Sia l’ipotiroidismo clinicamente evidente, che quello subclinico, hanno effetti negativi su cuore e vasi e, anche in questi quadri le modificazioni non riguardano solo la frequenza cardiaca. Nell’ipotiroidismo si osservano, infatti, riduzione del ritmo dei battiti del cuore, minore riempimento dei ventricoli nella fase di diastole, diminuzione della forza di contrazione dell’organo e riduzione del volume di sangue pompato ad ogni contrazione. Oltre che sul cuore, l’ipotiroidismo ha effetti negativi anche sulla parete dei vasi, aumentando la contrazione dei muscoli che la compongono e favorendo l’accumulo di colesterolo nell’ambito della sua struttura. Come per l’ipertiroidismo, anche per le forme clinicamente evidenti e subcliniche dell’ipotiroidismo, il trattamento della disfunzione della tiroide minimizza o annulla gli effetti negativi sull’apparato cardiovascolare. Al contrario, il mancato ristabilimento di corretti livelli degli ormoni della tiroide, aumenta il rischio che all’ipotiroidismo si associno malattie cardiovascolari gravi. In alcune statistiche si è rilevato che la presenza di ipotiroidismo si associa a un maggiore rischio di decesso da eventi cardiovascolari.
In conclusione, un corretto livello degli ormoni della tiroide contribuisce a mantenere il giusto equilibrio di: ritmo delle contrazioni del cuore, forza di contrazione del cuore, volume di sangue pompato a ogni contrazione, contrazione dei muscoli della parete dei vasi sanguigni, pressione arteriosa e formazione di trombi. (AgOnb) Matteo Piccirilli 9:00