Roma, 1 maggio 2022 (AgOnb) – Una ricerca condotta negli Stati Uniti che ha coinvolto oltre 18mila padroni di cani ha rilevato che le razze canine non influiscono sul comportamento dei singoli esemplari, a differenza di quanto assunto nel tempo dal senso comune; lo studio ha suscitato molto interesse tra gli esperti, che hanno comunque segnalato la necessità di nuovi approfondimenti. Il gruppo di ricerca ha riscontrato comunque qualche influenza sul comportamento dei singoli cani legata alla loro discendenza, concludendo che buona parte delle abitudini e degli atteggiamenti di ogni cane dipenda soprattutto dal modo in cui è stato allevato e cresciuto.
Molte persone quando scelgono un cane badano alla sua razza soprattutto per la taglia e l’aspetto fisico, ma durante la scelta vengono spesso consigliati dagli allevatori sulle presunte caratteristiche comportamentali e talvolta caratteriali proprio a seconda della razza canina di appartenenza. In base all’appartenenza alle varie razze, i cani sono spesso descritti come più obbedienti, dinamici, tranquilli o irrequieti, solo per fare qualche esempio. Lo studio, condotto dagli scienziati dell’Università di Glasgow, dell’Università di Princeton, dell’Università di Agraria di Sokoine e dell’Università di Warwick, ha coinvolto più di 200 animali, valutando le risposte dei proprietari dei cani raccolte in una serie di sondaggi correlati. Questi risultati, commentano gli esperti, sfidano gli attuali stereotipi sulle razze canine, secondo cui alcune sarebbero più aggressive di altre. Nonostante i cani siano tra i più antichi compagni dell’uomo, la maggior parte delle razze risalgono a circa 200 anni fa. Prima di allora, i cani venivano selezionati principalmente per i tratti centrali dei loro ruoli funzionali, come la caccia, la guardia o la capacità di badare al bestiame.
Le idee e i preconcetti associati alla tipologia di razza hanno portato a una serie di leggi specifiche, ad esempio sulle restrizioni assicurative. Il gruppo di ricerca ha utilizzato studi di associazione all’interno del genoma per cercare variazioni genetiche comuni che potrebbero prevedere tratti comportamentali specifici in 2.115 cani di razza pura e meticci. Queste informazioni sono state confrontate con le risposte dei sondaggi. La ricerca è stata svolta coinvolgendo oltre 18mila padroni di cani, ai quali è stato chiesto di compilare vari questionari non solo sulle caratteristiche dei loro cani, ma anche sulla loro provenienza e quando possibile sulle caratteristiche dei loro avi. I questionari contenevano un po’ di tutto, da richieste di informazioni sulle caratteristiche fisiche dei cani ad altre sulle loro abitudini, come rincorrere una pallina, le modalità con cui mangiano e fanno i loro bisogni.
Dalle analisi, è emerso che alcuni tratti comportamentali ricorrono con maggiore frequenza in alcune razze, ma non in modo così distintivo e significativo. I pastori tedeschi sono lievemente più facili da addestrare rispetto ad altre razze, mentre le cose si complicano se vengono presi in considerazione i cani di razza mista. Esemplari di questo tipo con una discendenza da un cane San Bernardo, per esempio, si sono dimostrati più affettuosi rispetto ad altri. Ogni razza ha un proprio aspetto, probabilmente perché selezionare e allevare cani fatti esteticamente in un certo modo è più facile che lavorare su eventuali tratti genetici legati al loro comportamento. Le differenze cognitive sono molto più sottili e difficili da cogliere, così come sono poco prevedibili gli esiti nel momento in cui si mettono insieme razze canine diverse. (AgOnb) Matteo Piccirilli 9:00