Roma, 31 maggio 2022 (Agonb) – Esiste un’associazione tra l’indice di massa corporea iniziale e la riduzione dei fattori di rischio non cardiovascolari: è quanto sostiene una ricerca condotta su oltre 400.000 adulti con obesità nel Regno Unito e presentata all’edizione europea 2022 del Congresso sull’obesità.
Ricercatori del Diabetes Research Center dell’Università di Leicester in collaborazione con studiosi della multinazionale danese Novo Nordisk hanno analizzato i dati estratti dal database Clinical Practice Research Datalink del Regno Unito, che contiene informazioni su oltre 11 milioni di pazienti provenienti da 674 ambulatori di medicina generale nel Regno Unito, dal 1987 ad oggi.
All’inizio dello studio, i partecipanti avevano un indice di massa corporea medio di 33,6: i ricercatori hanno confrontato il rischio di sviluppare 13 complicanze legate all’obesità (apnea notturna, artrosi dell’anca/ginocchio, ipertensione, dislipidemia, angina instabile/infarto del miocardio, tromboembolismo venoso, fibrillazione atriale, insufficienza cardiaca, malattia renale cronica, asma, sindrome dell’ovaio policistico e depressione) durante un periodo di 4 anni dopo la prima misurazione dell’indice, tenendo anche conto di fattori che potrebbero influenzare i risultati come sesso, fumo e complicazioni legate all’obesità
Durante un follow-up medio di 7 anni, i ricercatori hanno scoperto che a qualsiasi livello di indice di massa corporea iniziale, c’era un beneficio per la perdita di peso e un danno derivante dall’aumento di peso, per tutte e 13 le complicanze legate all’obesità. Tuttavia, le tendenze differivano in base al valore iniziale dell’indice. (Agonb) Cdm 12:00.