Roma, 29 giugno 2022 (Agonb) – Il fattore più alto di rischio per un ictus è di averne già avuto uno. Basterebbe un semplice prelievo del sangue subito dopo l’evento ischemico per poter capire il percorso riabilitativo del paziente.
L’ictus può essere essenzialmente di due tipi. Il tipo ischemico è il più frequente ed è causato dall’ostruzione di un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello, spesso a causa della formazione di trombi (coaguli di sangue che si incuneano nel vaso impedendo il passaggio di sangue).
L’ictus emorragico sopravviene quando un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello si rompe o perde sangue, impedendo il rifornimento dei tessuti a valle della lesione, inoltre la pressione generata dall’emorragia causa ulteriori danni cellulari. L’ipertensione arteriosa ed eventuali aneurismi sono possibili condizioni scatenanti un episodio emorragico (l’aneurisma è una dilatazione a palloncino di una parete arteriosa che si può stirare e rompere). Le condizioni e abitudini che possono aumentare il rischio di ictus o di attacco ischemico transitorio (TIA) sono nel loro insieme noti come fattori di rischio.
Le probabilità aumentano con il numero di fattori di rischio concomitanti in un individuo. Alcuni di questi fattori possono essere trattati o controllati, come l’ipertensione arteriosa o il fumo, mentre su altri, come l’età o il sesso, è invece impossibile agire (fattori non modificabili).
I fattori di rischio principali sono:
Pressione alta. È il fattore di rischio più importante. La pressione arteriosa viene definita alta quando supera stabilmente 140/90 mmHg (millimetri di mercurio, l’unità di misura della pressione). Nei soggetti diabetici o con malattie renali croniche, il limite è invece 130/80 mmHg.
Diabete. È una condizione in cui la glicemia (quantità di zucchero nel sangue) è elevata perché il corpo non produce abbastanza insulina o non la utilizza correttamente ( insulino – resistenza). Questo ormone aiuta a spostare il glucosio dal sangue alle cellule, dove viene usato come fonte di energia.
Cardiopatie. Cardiopatia coronarica, cardiomiopatia, insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale possono causare trombi, poi all’origine di ictus.
Fumo. Il fumo può danneggiare i vasi sanguigni e far salire la pressione arteriosa. Può anche ridurre la quantità di ossigeno che arriva ai tessuti. Anche l’esposizione al fumo passivo può danneggiare i vasi sanguigni.
Età e sesso. Il rischio aumenta all’avanzare dell’età. In età meno avanzate colpisce più frequentemente gli uomini delle donne, tuttavia le probabilità di morire sono maggiori per le donne. Il rischio è leggermente maggiore nelle donne che assumono pillole anticoncezionali.
Etnia. Per esempio negli Stati Uniti è più frequente negli afroamericani, nativi dell’Alaska, e indiani d’America rispetto ai caucasici, agli ispanici o agli americani di origine asiatica.
Storia individuale o famigliare di ictus o TIA. Soggetti con ictus hanno maggior probabilità di ulteriori episodi. Il rischio di una recidiva è massimo subito dopo un ictus. Anche un TIA aumenta il rischio e così pure l’anamnesi famigliare.
Aneurismi o malformazioni arterovenose. L’aneurisma è una dilatazione a palloncino di una parete arteriosa che si può stirare e rompere. Le malformazioni arterovenose sono grovigli difettosi di arterie e vene che si possono rompere all’interno del cervello. Possono essere presenti fin dalla nascita, ma spesso la diagnosi viene posta solo quando si rompono.
Ora con un semplice prelievo di sangue da effettuare nei giorni successivi a un evento ischemico è possibile prefigurare le risposte del paziente alle terapie, personalizzando il percorso riabilitativo.
Sono molto incoraggianti e sono stati ritenuti di estremo interesse i primi risultati ottenuti dai ricercatori del Laboratorio di Nanomedicina di ICS Maugeri di Pavia, presentati alla conferenza Bio-Sensing Technology di Sitges (Spagna), evento internazionale di condivisione delle più recenti ricerche nell’ambito dei biosensori, health-tech e nuove tecnologie per il rilevamento rapido di analisi per la diagnostica point-of-care. (Agonb) Matteo Piccirilli 9:00