Roma, 9 agosto 2022 (Agonb) – L’uso di nanoparticelle per trasportare farmaci contro il cancro offre un modo per colpire con grandi dosi i tumori evitando gli effetti collaterali dannosi che spesso derivano dalla chemioterapia. Tuttavia, finora, solo una manciata di farmaci antitumorali a base di nanoparticelle è stata approvata dalla FDA. Un nuovo studio del MIT e dei ricercatori del Broad Institute del MIT e di Harvard pubblicato su Science potrebbe aiutare a superare alcuni degli ostacoli allo sviluppo di farmaci a base di nanoparticelle.
L’analisi delle interazioni tra 35 diversi tipi di nanoparticelle e quasi 500 tipi di cellule tumorali ha rivelato migliaia di tratti biologici che influenzano il relativo assorbimento. L’ipotesi è che siano le differenze biologiche tra le cellule a guidare la variazione nelle loro risposte. Per il loro screening, i ricercatori hanno utilizzato 488 linee cellulari tumorali provenienti da 22 diversi tessuti di origine. Ogni tipo di cellula è “codificata a barre” con una sequenza di DNA univoca che consente ai ricercatori di identificare le cellule in un secondo momento. Per ogni tipo di cellula, sono inoltre disponibili set di dati estesi sui loro profili di espressione genica e altre caratteristiche biologiche. Sulla base di queste misurazioni, a ciascuna linea cellulare è stato assegnato un punteggio che ne rappresentava l’affinità per ciascuna nanoparticella.
I ricercatori hanno quindi utilizzato algoritmi di apprendimento automatico per analizzare quei punteggi insieme a tutti gli altri dati biologici disponibili per ciascuna linea cellulare. Questa analisi ha prodotto migliaia di caratteristiche, o biomarcatori, associati all’affinità con diversi tipi di nanoparticelle. I risultati potrebbero aiutare ad adattare meglio le particelle di somministrazione di farmaci a specifici tipi di cancro o progettarne di nuove che sfruttino le caratteristiche biologiche di particolari tipi di cellule tumorali. (Agonb) Cdm 10:00.