Roma, 8 settembre 2022 (Agonb) – Uno studio coordinato da Elena Cuoco, ricercatrice dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo e della Scuola Normale Superiore, spiega come l’Intelligenza Artificiale aiuterà ad affrontare le future sfide dell’astronomia, integrando le informazioni che un fenomeno cosmico invia. Esiste un’unica osservazione astronomica di questo tipo, avvenuta il 17 Agosto 2017, dove il segnale gravitazionale catturato dagli interferometri LIGO negli USA e Virgo in Italia rese possibile una campagna osservativa multi-messaggera, che coinvolse oltre 70 telescopi e osservatori di tutto il mondo. Con le nuove antenne gravitazionali e telescopi elettromagnetici queste osservazioni potranno diventare routine. “In questo scenario molti dati di natura diversa, saranno registrati quasi simultaneamente e dovranno essere analizzati ed elaborati il più rapidamente possibile per coordinare le osservazioni e studiare i fenomeni astrofisici che li hanno generati – spiega Cuoco -. L’IA potrebbe giocare un ruolo decisivo se saremo capaci di addestrare degli agenti intelligenti in grado di analizzare, quasi in tempo reale, i segnali generati da un unico evento astrofisico ‘multi-messaggero’, identificandolo e descrivendone le caratteristiche fisiche con estrema rapidità”, aggiunge. I ricercatori hanno proposto un approccio multimodale già utilizzato in molte applicazioni di IA, capace di integrare informazioni e segnali di natura diversa, come immagini, suoni e testi. “Nel nostro caso – spiega la Cuoco – possiamo rappresentare pezzi di informazione derivanti da diversi segnali fisici nella forma di visualizzazioni 3D, diagrammi di frequenze, immagini o segnali audio che i programmi imparano ad interpretare e integrare, per identificare in tempo reale le caratteristiche delle sorgenti. I test che abbiamo fatto su campioni di eventi astrofisici simulati indicano che questa direzione è percorribile e i primi risultati sembrano incoraggianti. La scelta delle istituzioni di ricerca di garantire un accesso libero e universale ai propri dati, il cosiddetto open access, è l’unica via a consentirci di sviluppare collaborazioni così estese – prosegue -. E in questo senso iniziative come quella dell’European Open Science Cloud (EOSC), che punta alla costruzione di una cloud condivisa per i dati e i software della ricerca europea e utile a settori ricerca molto diversi, vanno senz’altro nella giusta direzione. La comunità delle onde gravitazionali è in questo senso un modello esemplare: LIGO e Virgo rendono pubblici la posizione nel cielo e le caratteristiche preliminari delle sorgenti gravitazionali appena pochi secondi dopo la loro rivelazione”, conclude. (Agonb) Mmo 9:00