Roma, 30 settembre 2022 (AgOnb) – I pazienti con insufficienza renale e in dialisi lo sanno bene, alcuni alimenti ed in particolare i formaggi sono pressoché proibiti. Per ragioni di salute, infatti, seguono quotidianamente un attento e specifico regime alimentare, limitando anche l’assunzione di potassio e fosfati.
Si chiama FriP (FreePhosphate) il formaggio che rivoluziona la situazione.
E’ stato ideato dalla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano ed il suo brevetto è stato concesso gratuitamente ad alcune aziende casearie per la produzione sul territorio. Il nuovo metodo di produzione rende il formaggio senza fosfati accessibile ai numerosi pazienti affetti da insufficienza renale.
Secondo studi epidemiologici infatti si stima che il 9% della popolazione generale abbia una limitazione funzionale ai reni ed il 20% di questi soffrano di insufficienza severa. L’infiammazione dei reni è una condizione molto diffusa negli adulti che hanno complicanze importanti dovute al diabete, che hanno forme ereditarie di malattie renali o che, per esigenze terapeutiche, sono costretti ad assumere un numero elevato di farmaci tutti i giorni.
L’insufficienza renale è una disfunzione che coinvolge pienamente la vita del soggetto.
Il compito dei reni è quello di depurare l’organismo attraverso la pulizia del sangue, grazie al milione di nefroni presenti, che filtrano le sostanze di scarto delle funzioni metaboliche.
Per produrre meno “rifiuti renali” occorre alimentarsi meglio e introdurre nutrimenti che siano compatibili con lo stato di salute del soggetto.
E quando i reni non lavorano più bene, la loro funzione viene sostituita dalla dialisi, una cura necessaria ma molto invalidante. A questa si aggiunge la terapia farmacologica composta il più delle volte da numerose pillole quotidiane ed in ultimo ma non meno importante, il paziente dovrà osservare un regime alimentare con limitazioni e privazioni.
Una dieta rigorosa e ripetitiva per far fronte alla carenza dei reni a smaltire adeguatamente le scorie in eccesso.
Nel menù quotidiano occorre fare attenzione a determinati alimenti: le verdure per non accumulare troppo potassio, formaggi e latticini per non assumere troppi fosfati.
Questi infatti si accumulerebbero nel sangue e porterebbero ad una aterosclerosi precoce.
Serve controllare costantemente ciò che si mangia: non troppi alimenti salati, non troppa carne o non troppo pesce e nè tantomeno formaggio, soprattutto a lunga stagionatura.
L’intuizione che rivoluziona la condizione dei pazienti nasce in ambito pediatrico, area di lavoro del dottor Gianluigi Ardissino, specialista della nefrologia, dialisi e trapianto pediatrico al Policlinico di Milano.
Alla base della tecnologia FriP c’è un ragionamento semplice. In passato, quando neonati e bambini avevano problemi renali non potendo assumere il latte materno (naturalmente ricco di fosfati) si ricorreva a tipi di latte speciali addizionati con una sostanza inerte, il
il calcio carbonato. Un integratore alimentare insapore e inodore che legandosi al fosfato dà il via al processo di chelazione e ne riduce l’assorbimento da parte della mucosa intestinale.
Allo stesso modo, oggi, il componente viene addizionato al latte di mucca per la produzione dei formaggi, ciò li rende idonei per la patologia renale degli adulti.
L’idea è realtà e dal laboratorio ai caseifici il passo è breve: così come si riformula il latte dei neonati, si trasforma il latte utilizzato per la preparazione dei formaggi.
L’inglobamento avviene pochi istanti prima dell’inoculo del caglio, questo permette di non modificare né il gusto né l’aspetto del prodotto finale.
Il formaggio prodotto con il metodo FriP ha ancora un’ulteriore funzione, riesce ad eliminare i fosfati eventualmente contenuti in altri cibi se assunti a poca distanza dal formaggio stesso.
L’eccezionalità di questa tecnica di produzione è la possibilità di applicarla a tutti gli altri prodotti caseari rispettando le tradizioni locali al fine di produrre così mozzarelle ed altre specialità.
La validità dell’innovativo metodo è stata riconosciuta dalla comunità scientifica e da diverse aziende casearie che, in accordo con il brevetto del Policlinico di Milano e grazie al sostegno di associazioni di pazienti, hanno iniziato la produzione dei formaggi sul territorio.
Oggi, si può trovare in vendita in diverse zone tra Lombardia e Piemonte ed i produttori principali sono quelli di Biella e Domodossola. Il prossimo traguardo sarà quello di ampliare la gamma di prodotti con tecnologia FriP, sono numerosi i caseifici candidati per la produzione.
L’iter autorizzativo non è breve ma la speranza di molti pazienti è quella di accedere molto presto in tutta Italia ad un alimento che altrimenti gli sarebbe proibito.
Una piccola ma geniale intuizione che migliora la qualità di vita dei pazienti. Non dovranno più scegliere tra gusto e salute e rinunciare ad un prodotto di eccellenza da sempre presente nella tradizione gastronomica italiana. (AgOnb) Anna Lavinia 9:00