Roma, 4 novembre 2022 (Agonb) – I resti di virus antichi nel genoma umano sono attivi sia nei tessuti sani sia in quelli malati, limitando la loro utilità come biomarcatori di malattie: uno studio della Tufts University di Boston, pubblicato su PLOS Biology, ha cercato di esplorare l’espressione dei retrovirus endogeni umani (chiamati HERV) nei tessuti sani. L’infezione virale di spermatozoi o ovociti può comportare infatti l’incorporazione permanente di geni virali nel genoma ospite e i resti genetici di virus antichi costituiscono circa l’8% del genoma umano. Sebbene non siano più infettivi, alcuni HERV contengono ancora geni intatti e la produzione di trascritti di RNA HERV nelle cellule umane è stata collegata ad alcuni tumori. I ricercatori hanno così utilizzato i dati della sequenza di RNA del progetto Genotype Tissue and Expression per studiare la presenza di trascritti appartenenti a un recente sottogruppo di HERV, HML-2, in tessuti non malati. I risultati dimostrano che l’attività dell’HML-2 non è limitata ai tessuti malati o cancerosi e questo ha importanti implicazioni cliniche: per esempio, l’uso dell’espressione di HML-2 come biomarcatore del cancro, o come bersaglio per la terapia, dovrebbe tenere conto dell’espressione di fondo nei tessuti non malati. I virus HML-2 più antichi dal punto di vista evolutivo hanno mostrato i livelli di espressione più elevati nei tessuti umani, il che potrebbe indicare che l’attività di frammenti di HERV più giovani e meno degradati contenenti sequenze codificanti proteine complete, secondo gli autori, può essere repressa dalle cellule per prevenire la produzione di proteine virali dannose. (Agonb) Cdm 11:00