Roma, 30 maggio 2023 (Agenbio) – Il 22 maggio è stata la Giornata mondiale della biodiversità e nella “Tenuta Presidenziale” di Castelporziano, in concomitanza con il centenario del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), è nato il primo centro ricerca italiano sulla biodiversità, il National Biodiversity Future Center (NBFC). Secondo i dati dell’Ispra, il patrimonio faunistico e floristico italiano, con 60mila specie animali, 10mila piante vascolari e oltre 130 ecosistemi è uno dei più preziosi di tutta Europa, e la sua tutela è necessaria per lo sviluppo sostenibile del nostro paese. Il NBFC è un progetto istituito e finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), sul quale verranno investiti 320 milioni di euro in tre anni (dal 2023 al 2025). Oltre al Cnr saranno coinvolti altri 49 partner tra i quali figurano le università più prestigiose della nostra penisola (La Sapienza, UniBo, UniMiB, UniPd) e anche quelle più impegnate in questo settore (come l’Unituscia), centri e enti di ricerca legati ai vari atenei e non (Humanitas, Ispra), ma anche fondazioni e imprese (come Enel, ad esempio). Il NBFC darà un contribuito fondamentale al monitoraggio, alla tutela e all’opera di ripristino degli ecosistemi marini, terrestri e urbani della penisola e del Mediterraneo, valorizzando e rendendo la biodiversità un elemento cardine su cui fondare lo sviluppo sostenibile. Il progetto è perfettamente in linea con i goals (senz’altro molto difficili da raggiungere) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. La gestione e lo sviluppo delle diverse attività si basa, come dichiarato anche sulla pagina web del progetto, sul modello Hub and Spoke (letteralmente “mozzo” e “raggio”). Un’organizzazione che prevede una suddivisione in macro-attività (spoke) e micro-attività (spoke trasversali) supervisionate da alcuni coordinatori che faranno riferimento al centro (Hub). Tra i vari spoke sono previste: azioni di mappatura e monitoraggio per preservare la biodiversità e il funzionamento dei sistemi marini; soluzioni per invertire la perdita di biodiversità marina e gestire le risorse marine in modo sostenibile; valutazione e monitoraggio della biodiversità terrestre e d’acqua dolce e la sua evoluzione, dalla tassonomia alla genomica alla citizen science; studio delle funzioni dell’ecosistema terrestre, i servizi e le soluzioni; studio della biodiversità urbana; studio della biodiversità in relazione al benessere urbano; comunicazione, all’educazione, all’impatto sociale e ai musei naturalistici e all’innovazione; sviluppo di tecnologie abilitanti. Infine, c’è anche l’ambizione di istituire un Biodiversity Science Gateway, una grande infrastruttura virtuale che avrà il compito di connettere ricerca, società e imprese. Il portale raccoglierà e renderà disponibili in open access tutti i dati scientifici raccolti dal NBFC, e si prospetta come un importante strumento di sensibilizzazione su un tema a dir poco fondamentale per la realizzazione di futuro sostenibile. (Agenbio) Michelangelo Ottaviano