Roma, 25 agosto 2023 (Agenbio) – Un gruppo di studiosi del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento ha indagato la rottura del DNA colpito da radiazioni ionizzanti, calcolando il tempo medio tra l’irraggiamento e la rottura del filamento. I ricercatori hanno così scoperto che più aumenta la distanza tra le zone danneggiate del DNA, più a lungo la struttura resta unita e, di conseguenza, aumenta il tempo a disposizione della cellula per ripararla.
Il lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica Biophysical Journal, apre a nuove prospettive per applicazioni in ambito medico, biologico e radioterapico nella cura dei tumori.
I ricercatori hanno creato al computer una sequenza di DNA a doppio filamento e ne hanno osservato il comportamento dopo essere stata colpita dalla radiazione. Uno degli effetti più pericolosi è la rottura del DNA che ne interrompe la continuità strutturale e chimica dello scheletro nei due filamenti complementari.
Questo tipo di lesioni può scatenare conseguenze dannose a livello cellulare. Gli studiosi hanno compreso che la rottura non avviene subito e il tempo che impiega la catena a separarsi cresce in modo esponenziale con la distanza tra i tagli nel DNA.
Gli autori del lavoro sono così riusciti a ricostruire la legge del tempo medio di rottura con la distanza tra i tagli, un’informazione cruciale perché – sostengono i ricercatori – verosimilmente impatta sull’efficacia dei processi di riparo del DNA. (Agenbio) Etr 09:00.