Roma, 8 gennaio 2024 (Agenbio) – Uno studio realizzato da un gruppo di scienziati del Feil Family Brain and Mind Research Institute di New York svela il meccanismo con cui la pressione alta danneggia il cervello.
Tutto dipende dall’iperattivazione delle cellule immunitarie cerebrali. Bloccandola, si riduce il rischio di sviluppare demenza.
Utilizzando un modello di topi ad hoc, i ricercatori hanno notato che gli animali affetti da una forma di ipertensione simile a quella umana mostravano un aumento anomalo nel liquido cerebrospinale e nel cervello dei livelli di interleuchina-17 (IL-17), una sostanza chimica normalmente rilasciata nel corpo per attivare il sistema immunitario.
L’aumento di interleuchina-17 era già stato osservato nelle persone con una dieta ricca di sale ed era stato associato al declino cognitivo in studi precedenti ma finora non era ancora chiaro il processo che porta al deterioramento cognitivo. Lo studio dimostra che questa sostanza agisce direttamente sul cervello, attivando le cellule immunitarie del cervello responsabili tanto dei processi infiammatori quanto della lotta alle infezioni. Questa iperattivazione sarebbe all’origine del danno cerebrale associato alla pressione sanguigna alta.
Quando si blocca l’attività delle cellule immunitarie T con farmaci specifici, la funzione cognitiva nei topi con ipertensione viene ripristinata.
Il risultato suggerisce che prendere di mira le cellule T iperattive potrebbe rappresentare un nuovo approccio terapeutico per ridurre gli effetti negativi dell’ipertensione sul cervello. (Agenbio) Etr 12:00.