Roma, 15 gennaio 2024 (Agenbio) – È un farmaco sicuro e potrebbe favorire la sopravvivenza per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato o metastatico e con funzionalità fisiche limitate: si tratta del durvalumab, inibitore del checkpoint immunitario. Emerge da un nuovo studio pubblicato su eClinicalMedicine (rivista del gruppo The Lancet) condotto dai ricercatori dell’UPMC Hillman Cancer Center.
Il performance status, una misura della funzione fisica di un paziente e della capacità di svolgere attività quotidiane, viene spesso valutato con il punteggio ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group) su una scala da 0 a 5. Una delle immunoterapie con cui viene curato il carcinoma polmonare non a piccole cellule è il durvalumab, un agente inibitore del checkpoint che blocca l’attività delle proteine PD-L1 immunosoppressori per liberare il potere del sistema immunitario di colpire le cellule tumorali. Il farmaco ha ricevuto l’approvazione della Food and Drug Administration come terapia post-remissione dopo chemioradioterapia nel carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato e metastatico, ma lo studio che ha portato a questa approvazione ha incluso solo pazienti con buoni punteggi ECOG.
Tutti i pazienti oggetto del nuovo studio hanno ricevuto durvalumab per via endovenosa ogni 28 giorni per un massimo di 12 mesi insieme a un test per misurare la percentuale di cellule tumorali che esprimono PD-L1. La sopravvivenza globale mediana è stata di 6 mesi nei pazienti con tumori PD-L1 negativi e di 11 mesi in quelli con tumori PD-L1 positivi. La qualità della vita correlata alla salute è rimasta statisticamente simile tra il basale e nel corso del trattamento e gli eventi avversi gravi correlati al trattamento si sono verificati solo nel 19% dei pazienti. In confronto, la chemioterapia con doppietto di platino ha un tasso di sopravvivenza globale di circa nove mesi ed eventi avversi gravi correlati al trattamento di circa il 30% nei pazienti con performance status borderline. (Agenbio) Cdm 12:00.