Roma, 19 marzo 2024 (Agenbio) – Le infiammazioni dell’intestino possono compromettere l’area del cervello coinvolta nei processi cognitivi. È quanto emerge da una ricerca svolta nel Laboratorio ENEA di Tecnologie biomediche, che approfondisce, in particolare, gli effetti della colite cronica e acuta sulla formazione di nuovi neuroni (neurogenesi) nell’ippocampo.
I risultati dello studio ottenuti in laboratorio, pubblicati su Neural Regeneration Research, mostrano chiaramente che la colite si associa alla comparsa di neuroinfiammazione e di significative alterazioni nella produzione di nuovi neuroni da parte dell’ippocampo. Inoltre, la ricerca rivela che in presenza di infiammazione intestinale si genera un’alterazione chimica del metabolismo degli amminoacidi, dei lipidi e della vitamina B1 (tiamina), quest’ultima fondamentale per la vita delle cellule e per il normale funzionamento di cervello, nervi e cuore.
«Queste alterazioni – spiega Simonetta Pazzaglia, responsabile del Laboratorio ENEA di Tecnologie biomediche – sono correlate a patologie come la sindrome dell’intestino irritabile, il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, il cancro del colon-retto e l’autismo, a conferma che altri tipi di disturbi mentali potrebbero essere associati all’infiammazione intestinale e allo squilibrio metabolico».
Invece, non è stato ancora possibile dimostrare con chiarezza, in questo sistema, se la perturbazione dell’asse intestino-cervello possa facilitare l’insorgenza di tumori cerebrali (oncogenesi), come il medulloblastoma, sebbene questa ipotesi sia ad oggi accreditata in relazione a tumori del tratto gastrointestinale. (Agenbio) Etr 10:00.