Roma, 29 marzo 2024 (Agenbio) – Individui con una riserva cognitiva (CR) più elevata sono in grado di mantenere le funzioni cognitive, nonostante i danni cerebrali dovuti a neurodegenerazione, mentre chi ha una CR più bassa è maggiormente esposto al declino cognitivo.
È quanto conferma lo studio “Cognitive Resilience/Reserve: Myth or Reality? A Review of Definitions and Measurement Methods”, condotto da un team di ricercatori dell’Irccs San Raffaele di Roma e pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association.
La revisione esamina i meccanismi di resilienza del cervello all’invecchiamento fisiologico e patologico, analizzando i concetti di riserva cognitiva (CR) e riserva cerebrale (BR) in particolare nel contesto della demenza e delle sue fasi iniziali.
Nei soggetti che presentano una ricca dote di BR e CR, se investiti da cambiamenti patologici neurodegenerativi, la demenza si manifesterà più tardi e più lentamente.
«In caso di CR elevata e BR bassa, invece, è concepibile che un ritardo nell’insorgenza delle malattie neurodegenerative grazie agli effetti protettivi della CR. Tuttavia – spiegano gli autori dello studio – una volta che i sintomi si manifestano, la limitata BR potrebbe ostacolare la capacità strutturale di compensare i danni. Questo scenario potrebbe portare a un rapido declino cognitivo nonostante l’insorgenza ritardata. Dall’altro lato, quando sia la CR che la BR sono basse, gli individui potrebbero essere più suscettibili a un esordio precoce di malattie neurodegenerative, poiché una CR bassa suggerisce una mancanza di capacità per meccanismi compensatori. Inoltre, una bassa BR implica una resilienza strutturale limitata contro cambiamenti patologici. Pertanto, questa doppia carenza potrebbe contribuire a un esordio precoce e a una progressione rapida della malattia». (Agenbio) Etr 09:00.