Roma, 16 aprile 2024 (Agenbio) – Contro il cancro alla prostata gli approcci più frequenti – la prostatectomia radicale, la chemioterapia, la radioterapia e la terapia ormonale – nel lungo termine possono generare resistenza, i cui meccanismi sono stati, finora, spiegati solo parzialmente. Si inserisce in questo contesto lo studio di un gruppo di scienziati dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare, dell’Università degli Studi di Padova e dell’Istituto Oncologico di Ricerca di Bellinzona presso l’Università della Svizzera italiana pubblicato su Cancer Cell.
I ricercatori hanno identificato un approccio innovativo per trattare il cancro alla prostata che coinvolge la senescenza cellulare e un sottoinsieme di cellule del sistema immunitario ad azione antitumorale, note come cellule Natural Killer (cellule NK). È stato infatti scoperto che l’adapalene, agonista dei recettori dell’acido retinoico di terza generazione, inibisce la proliferazione delle cellule tumorali della prostata e può essere combinati con docetaxel, attualmente uno dei farmaci di elezione per la cura del cancro alla prostata.
“L’effetto combinato di questa classe di farmaci con docetaxel sembra essere rivoluzionario – spiegano tre dei primi autori dello studio, Manuel Colucci, Silvia Bressan e Federico Gianfanti -. Abbiamo infatti identificato un deficit metabolico nella via di produzione dell’acido retinoico nel cancro alla prostata. La combinazione di questi agonisti con docetaxel ha un effetto sinergico nell’inibizione della proliferazione tumorale”. (Agenbio) Cdm 10:00.