Roma, 9 maggio 2024 (Agenbio) – Secondo uno studio pubblicato su Communications Biology, sono 27 i virus precedentemente sconosciuti, incluso un nuovo tipo di coronavirus, trovati nelle feci di pipistrello di cui da qualche anno a questa parte alcune scimmie della foresta di Budongo, in Uganda, hanno iniziato a cibarsi.
Il rischio è che il nuovo comportamento delle scimmie, indotto da attività antropiche, possa dare origine a eventi di spillover.
I ricercatori ritengono che la nuova abitudine alimentare potrebbe dipendere dalla mancanza della palma Raphia farinifera, un’importante fonte di nutrimento per molti animali selvatici che vivono nella foresta ugandese. La massiccia estirpazione della pianta sarebbe legata alla sua utilità per la realizzazione di corde su cui essiccare le foglie di tabacco.
Lo studio suppone che i primati siano in qualche modo collegati con la comparsa, in passato, di focolai di ebola nell’Africa centrale e occidentale. L’evoluzione naturale dei virus che causano questa malattia non è stata del tutto chiarita, ma una delle ipotesi è proprio che le scimmie possano aver fatto da “ospiti amplificatori” dopo aver contratto l’infezione dai pipistrelli.
Non è chiaro al momento se il nuovo tipo di coronavirus individuato sia potenzialmente in grado di infettare gli esseri umani: dagli studi computazionali condotti dai ricercatori non sembrerebbe essere in grado di legarsi ad alcuni dei recettori umani tipicamente utilizzati dai coronavirus per invadere le cellule ospiti. (Agenbio) Cdm 11:00.