Nuove cure per il mieloma multiplo

I ricercatori dell’Irccs hanno rintracciato la perdita di un gene che inganna il sistema immunitario. In questo modo la malattia sfugge all’immunità

Roma, 30 maggio 2024 (Agenbio) – Uno dei tumori del sangue più diffusi in Italia è il mieloma multiplo, il quale colpisce ogni anno circa 2700 donne e 3000 uomini. Secondo alcuni studi, ad esempio, negli Stati Uniti il rischio di soffrire di un mieloma multiplo è di 1 su 132 (0,76%). L’età media delle persone affette da questa malattia è di circa 70 anni, con una leggera predominanza maschile. L’origine è sconosciuta, benché siano stati suggeriti fattori genetici e cromosomici, radiazioni e agenti chimici.

La malattia è caratterizzata dalla presenza di numerose alterazioni genetiche che possono accumularsi e portare alla trasformazione dalla forma benigna, la gammopatia monoclonale, alla fase neoplastica, quella di MM. Esiste una condizione intermedia, detta di mieloma indolente o smouldering, caratterizzata dalla presenza di una quantità elevata di plasmacellule e componente monoclonale.

I ricercatori dell’Irccs di Candiolo (Torino) hanno scoperto che, attraverso la perdita del gene Gabarap, la malattia inganna il sistema immunitario consentendo alle cellule malate di nascondersi. Grazie alla pubblicazione degli studi sulla rivista “Blood”, i ricercatori hanno contribuito alla conoscenza di nuove combinazioni terapeutiche che potrebbero combattere il tumore in modo più efficace. La causa del mieloma multiplo è principalmente un’eccessiva proliferazione delle plasmacellule nel midollo osseo.

«L’attuale paradigma terapeutico per il mieloma multiplo – ha spiegato Annamaria Gullà, responsabile del Laboratorio di Ematologia traslazionale e Immunologia dell’Irccs Candiolo – comprende una terapia di combinazione che può includere agenti immunomodulatori, inibitori del proteasoma, corticosteroidi e anticorpi monoclonali anti-Cd38. Tuttavia, numerosi pazienti recidivano e/o diventano refrattari a queste classi terapeutiche. Per questo i nostri sforzi sono concentrati sulla ricerca di nuove armi più efficaci per prolungare la risposta a lungo termine e migliorare la qualità di vita dei pazienti».

Si deduce quindi che il mieloma multiplo è molto resistente ai trattamenti, tanto che molti pazienti, dopo la prima cura, subiscono una ricaduta nella malattia. Il farmaco bortezomib, in particolare il suo meccanismo d’azione, ha dato l’occasione per effettuare alcune osservazioni che hanno dato il via allo studio sul mieloma. In sostanza è un inibitore del proteasoma, cioè un insieme di organuli cellulari in grado di rimuovere le cellule danneggiate. Questo farmaco riesce a contrapporsi al mieloma multiplo colpendo le cellule tumorali, oppure tramite l’attivazione del sistema immunitario, provocando la cosiddetta morte cellulare immunogenica. Probabilmente, a causa dell’insorgenza di forme nuove di resistenza alla terapia, questo farmaco si dimostra inefficace a lungo termine. Dunque bortezomib non è più in grado di stimolare il sistema immunitario a riconoscere il tumore. Annamaria Gullà ha spiegato come lei e i ricercatori abbiano dimostrato che le cellule tumorali morenti, quando vengono colpite da questo tipo di farmaco, rendono visibile sulla loro superficie la proteina calreticulina. In questo modo il sistema immunitario può intercettare il tumore e attaccarlo. La perdita del gene Gabarap rende meno nota questa proteina e di conseguenza il sistema immunitario non può agire come dovrebbe contro il cancro.

I ricercatori di Candiolo hanno poi specificato: «Non a caso un basso livello di espressione di Gabarap è stato associato in modo indipendente a una sopravvivenza più breve dei pazienti con mieloma multiplo e a una ridotta infiltrazione immunitaria del tumore».

Gli scienziati dell’Irccs oncologico del Piemonte hanno inoltre dimostrato che la rapamicina, un farmaco che all’inizio era destinato ai trapianti d’organo, può in qualche modo ripristinare l’effetto immunogenico del bortezomib.

Secondo gli studiosi, utilizzare insieme sia bortezomib e rapamicina potrebbe essere una soluzione per coloro che sono colpiti da mieloma multiplo, nel caso in cui dovesse perdersi il gene Gabarap. La rapamicina quindi è stata individuata come nuovo farmaco che avrebbe le potenzialità per contrastare il tumore. Gabarap è localizzato sul cromosoma 17p, la cui delezione definisce pazienti di mieloma ad alto rischio. Questo meccanismo potrebbe dunque aggiungersi a quelli già noti che contribuiscono alla prognosi negativa di questi pazienti.

«I risultati di questo lavoro sono un’ulteriore dimostrazione del nostro impegno continuo rivolto alla ricerca di nuovi approcci per la terapia dei tumori, anche quelli più difficili da curare, come appunto il mieloma multiplo. – ha commentato Salvatore Nieddu, direttore generale dell’Irccs di Candiolo – Questo specifico tumore del sangue sembra essere in grado di difendersi dai farmaci attualmente in uso tramite diversi meccanismi di resistenza. E’ quindi necessario sviluppare un armamentario sempre più ricco di farmaci che, combinati assieme, possano ridurre o evitare che il tumore sviluppi la capacità di resistere ai trattamenti». (Agenbio) Eleonora Caruso 9:40