Pubblichiamo in anteprima l’editoriale che il presidente della Fnob, Vincenzo D’Anna, ha scritto per il numero di giugno 2024 del Giornale dei Biologi.
Le reminiscenze scolastiche ci portano alla mente un episodio decisivo per la storia dell’antica Roma e, conseguentemente, per quella dell’Impero Romano che fu, in seguito, la fonte primaria della nostra cultura. Nel 49 a.C. Caio Giulio Cesare, con le proprie legioni vittoriose in Gallia, decise di attraversare un piccolo fiume, il Rubicone, un corso d’acqua che scende dall’Appenino tosco-emiliano verso l’Adriatico, tra Cesena e Rimini. All’epoca dei fatti quel fiumiciattolo segnava il confine politico fra la penisola italiana e la Gallia Cisalpina. In pratica nessun magistrato poteva varcarlo a capo di un esercito senza l’autorizzazione esplicita del Senato: ciò che, invece, fece Cesare, violando apertamente le legge dell’Urbe.
Quel gesto fu all’origine della guerra civile tra il condottiero e Pompeo, il generale sostenuto dagli ottimati, preoccupati dal fatto che l’invasore potesse instaurare una dittatura, ponendo così fine alla repubblica, ossia alla secolare democrazia popolare che caratterizzava la città del Tevere. A nulla valsero le gesta vittoriose di Cesare e le conquiste di vasti territori annessi a Roma. Alla fine, il pregiudizio e il preconcetto malevolo regnarono sovrani e tutto fu interpretato in senso negativo. In sintesi: quanti vestivano i panni dei “sinceri democratici” difesero il loro potere e un esercizio del medesimo che di democratico aveva poco o nulla, contrapponendosi in armi all’uomo che aveva osato “marciare su Roma”. Lo storico Svetonio ci riporta fedelmente quei tragici momenti, facendo pronunciare a Cesare la famosa frase: “si vada dove chiamano i prodigi degli dèi e l’ingiustizia dei nemici. Il dado è stato gettato”.
Lungi da noi voler rapportare, le vicende della Federazione degli Ordini dei Biologi, neppure lontanamente, a quegli eventi e men che meno alle persone di oggi, a quegli uomini sommi per valore e per coraggio! Tuttavia, la Federazione Nazionale degli Ordini regionali dei Biologi (FNOB) si sta trovando a vivere per analogia di eventi, situazioni similari con qualche Ordine territoriale che ancora oggi si affanna a reclamare prerogative di assoluta autonomia, instaurando un continuo contenzioso nei confronti della Federazione. Si tratta di un erroneo convincimento che le ripetute precisazioni – comunicate ai sensi delle vigenti leggi e delle norme che pure disciplinano i rapporti tra gli enti locali e la FNOB – non hanno cancellato. In pratica: sono rimasti i malevoli pregiudizi e le erronee pretese di taluni Ordini regionali.
Morale della favola: dopo essersi allineati alla proposta elettorale del gruppo dei “Biologi per il Rinnovamento”, i dirigenti eletti in quella lista hanno cambiato radicalmente opinione e posizione dopo essersi preso il consenso sotto quelle insegne. Un repentino voltafaccia che li porta ad organizzare una continua e pretestuosa contestazione nei confronti della FNOB. Un contrasto non solo privo di ragioni giuridiche, alle quali si aggiungono pretese finanziarie, parimenti illegittime, che hanno addossato all’ente di via Icilio 7 e al Comitato Centrale che lo governa, una malvagità di intenti giammai esistita! In breve, la supposta volontà di FNOB di depauperare gli Ordini Regionali di risorse finanziarie, non dovute, e di limitarne l’autonomia. Uno presupposto che non trova alcun pratico e legittimo riscontro, leggi alla mano. Per non fare nomi, faremo solo i cognomi, affinché le vicende siano di pubblica conoscenza, come è dovere di chi amministra la cosa pubblica ed il danaro altrui.
Un perdurante contenzioso che riguarda gli Ordini della Sardegna e dell’Emilia-Romagna e Marche, soprattutto di quest’ultimo, i cui componenti del Direttivo costantemente tenuti all’oscuro dei fatti e degli intercorsi rapporti epistolari tra federazione ed Ordine, hanno assunto posizioni ostili nei confronti della Federazione. Un atteggiamento, il loro, per “partito preso”. L’instaurarsi di un contenzioso, oltre che campato in aria, si rivela addirittura inutile se non dannoso per gli interessi dei Biologi iscritti in quelle regioni. È d’obbligo quindi informarli circa lo stato dell’arte, trattandosi di vicende che riguardano enti pubblici e non certo di querelle private o personalizzate! Così è bene si sappia pure che sono state puntualmente ignorate se non mistificate anche le numerose precisazioni e i tanti inviti che la FNOB ha rivolto, nel corso dei mesi, ai presidenti di quegli Enti dissenzienti, onde per cui si renderà necessario procedere per le vie legali e negli stretti termini previsti dalle leggi.
Chi vuole attraversare il Rubicone pensando di creare scompiglio e dissidi in FNOB, sbaglia di grosso i propri conti. Chi diffonde malevoli interpretazioni sulla corretta e trasparente gestione della FNOB ha fallito, fallisce e continuerà a fallire se non cambia registro. Da oltre sei anni questa Presidenza ha ripianato debiti ereditati, disorganizzazione e trascuratezza nei rapporti con gli iscritti il cui numero si è incrementato di ben quindicimila unità. Non c’è chi non veda come tutti gli atti amministrativi adottati possono essere visionati attraverso l’area riservata e l’attività di formazione, informazione e tutela della categoria sia incrementata a dismisura rispetto al passato. Il libro bianco pubblicato, a suo tempo, riepiloga gran parte di quanto fatto. Il futuro è ormai chiaro ai Biologi italiani, almeno di coloro che si curano di informarsi. Un futuro che richiede collaborazione e disponibilità non isterie, prepotenze e pretese illegittime! Per mio convincimento ritengo che tutti debbano essere resi edotti di tutto, perché sia al di qua sia al di là dell’immaginario Rubicone le bugie e l’ignoranza hanno e avranno sempre le gambe corte. E noi non ci tireremo mai indietro innanzi a nulla. Alea iacta est!
Sen. Dott. Vincenzo D’Anna
Presidente della Fnob