Roma, 8 luglio 2024 (Agenbio) – Ci sono tennisti che si sentono più a loro agio su un tipo di superficie e meno su altre. Questione di feeling, di abitudine. Ma il problema non è quanto possa essere bravo un atleta sull’erba o sulla terra, semmai è il brusco passaggio che avviene da un torneo all’altro su superfici completamente differenti. Il rischio infortuni, specialmente per chi arriva da un periodo di condizione fisica non proprio brillante, è sempre dietro l’angolo. A tal proposito, il vicepresidente della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer), Andrea Bernetti, ha spiegato che “l’erba è la superficie con più storia, ma anche quella meno diffusa a livello mondiale come superficie di gioco”. “Sono 65 i tornei di tennis maggiori che si giocano ogni anno: 35 sono su campi in cemento, 23 su campi in terra battuta e sette su campi in erba – continua -. Uno studio longitudinale condotto nell’arco di dieci anni (2003-2012), effettuato proprio durante i campionati di Wimbledon ha rivelato che il 61% degli infortuni nel torneo si era già verificato tra il Roland Garros, sulla terra battuta, e prima di Wimbledon, sull’erba. A essere colpiti soprattutto ginocchio, caviglia e tallone”. Più la superficie è veloce e più il rischio di infortuni aumenta. (Agenbio) Des 9:00