Roma, 12 luglio 2024 (Agenbio) – Secondo uno studio pubblicato su “Human Reproduction”, l’inquinamento atmosferico è nemico per gli aspiranti genitori. L’esposizione al particolato fine (Pm), prima del prelievo degli ovociti durante la fecondazione in vitro, può ridurre le probabilità di arrivare alla nascita di un bimbo di quasi il 40%. Questo studio australiano ha analizzato l’esposizione al Pm10 nelle due settimane precedenti la raccolta degli ovociti, scoprendo che le probabilità di un nato vivo diminuivano sensibilmente. Maggiore è quindi il particolato fine che si respira, minori sono le chance di avere un bambino. I ricercatori hanno esaminato, nell’arco di otto anni, 3.659 trasferimenti di embrioni congelati da 1.836 pazienti. Sono state valutate le concentrazioni di inquinanti atmosferici nell’arco di quattro periodi di esposizione prima del prelievo degli ovociti (24 ore, 2 settimane, 4 settimane e 3 mesi), con modelli creati per tenere conto delle co-esposizioni. Anche l’aumento dell’esposizione al Pm2,5 nei 3 mesi precedenti il prelievo degli ovociti è stato associato a una diminuzione delle probabilità di nati vivi. I ricercatori evidenziano che “l’impatto negativo dell’inquinamento è stato osservato nonostante l’eccellente qualità complessiva dell’aria durante il periodo considerato. “Questa è la prima ricerca – spiega l’autore principale Sebastian Leathersich, specialista in fertilità e ginecologo al King Edward Memorial Hospital della donna di Subiaco – che ha utilizzato cicli di trasferimento di embrioni congelati per analizzare separatamente gli effetti dell’esposizione agli inquinanti durante lo sviluppo degli ovociti, nel periodo dell’impianto degli embrioni e all’inizio della gravidanza. I nostri risultati rivelano un’associazione lineare negativa tra l’esposizione al particolato durante le 2 settimane e i 3 mesi precedenti alla raccolta degli ovociti e i successivi tassi di natalità da quegli ovociti. E dunque suggeriscono che l’inquinamento influisce negativamente sulla qualità degli ovociti e non solo sulle prime fasi della gravidanza, effetto che non era stato segnalato in precedenza. Il cambiamento climatico e l’inquinamento rimangono le maggiori minacce per la salute umana, e la riproduzione non ne è immune – prosegue Leathersich – Anche in una parte del mondo con una qualità dell’aria eccezionale, dove pochissimi giorni superano i limiti massimi di inquinamento accettati a livello internazionale, esiste una forte correlazione negativa tra i livelli di polveri sottili e il tasso di natalità nei cicli di trasferimento di embrioni congelati. Ridurre al minimo l’esposizione agli inquinanti deve essere una priorità chiave per la salute pubblica”. (Agenbio) Mmo 9:00