Roma, 29 luglio 2024 (Agenbio) – Controllare la degradazione dei pacemaker ed altri dispositivi medici biodegradabili così da compiere il loro dovere per poi venire assorbiti dal corpo. Pubblicati su “Advanced Functional Materials“, i risultati del progetto della Penn State. L’elettronica biodegradabile consente ai dispositivi medici di degradarsi in modo sicuro in materiali che vengono assorbiti dal corpo quando non sono più necessari. Ma se i dispositivi si degradano troppo rapidamente, non possono raggiungere il loro scopo. I ricercatori della Penn State hanno sviluppato la capacità di controllare la velocità di dissoluzione di questa elettronica biodegradabile sperimentando con elementi dissolvibili, come riempitivi inorganici e polimeri, che incapsulano il dispositivo. Il team di studio è stato guidato da Huanyu “Larry” Cheng, professore associato di ingegneria e meccanica presso la Penn State. “L’elettronica biodegradabile consente ai pazienti di sottoporsi a un intervento chirurgico anziché a due, poiché non devono sottoporsi a una seconda operazione per rimuovere l’impianto una volta che è in posizione, ma abbiamo comunque bisogno che il dispositivo duri abbastanza a lungo da raggiungere il suo scopo medico”, ha affermato Ankan Dutta, co-primo autore dell’articolo, studente di dottorato in ingegneria e meccanica e membro del Cross Disciplinary Neural Engineering Training Program presso la Penn State. “Abbiamo sviluppato una strategia di incapsulamento che consente a un dispositivo di rimanere nel corpo senza degradarsi per oltre 40 giorni, mantenendo al contempo le sue proprietà meccaniche, il che supera i risultati ottenuti in precedenza”. Incapsulare un dispositivo biodegradabile utilizzando riempitivi a base di ossido di zinco o biossido di silicio consente al dispositivo di decomporsi più lentamente e funzionare per periodi di tempo più lunghi, ha spiegato Dutta. (Agenbio) Mmo 11:00