Escludendo le spugne, la vongola artica della famiglia delle Veneridae è stata classificata tra gli esseri più vecchi sulla Terra
Roma, 31 luglio 2024 (Agenbio) – L’animale più longevo del mondo ha poco più di 507 anni d’età, si chiama Hafrún, ha una forma tondeggiante, è di colore nero ed è una vongola.
Escludendo le spugne, la vongola artica della famiglia delle Veneridae è infatti tra gli esseri più vecchi sulla Terra. Le conchiglie sono fossili ma allo stesso tempo riescono ad essere oracoli acquatici. Hanno attraversato epoche ed ere, hanno visto creature preistoriche e scorto il futuro tra i fondali del mare. Gli umani non erano neppure una possibilità evolutiva, ma loro con i loro straordinari gusci erano già lì, una vera e propria testimonianza di eternità.
Nel momento in cui avvicineremo una qualsiasi conchiglia all’orecchio pronti ad ascoltare il rumore del mare, sapremo che c’è qualcos’altro dietro la loro complessa bellezza: un ecosistema da scoprire e proteggere, un magico viaggio nella storia e nel tempo.
Con innata eleganza ed un pizzico di mistero, queste piccole strutture biologiche protettrici di altrettanti minuscoli animali, sono riuscite a ritagliarsi uno spazio vivido nella storia dell’arte e della letteratura.
Alcuni esempi sono pertanto d’obbligo: la tromba del possente Tritone scolpito da Bernini è una buccina, la famosa Venere di Botticelli è invece sorretta dal guscio di una capasanta che è diventata d’altra parte simbolo dei pellegrini in cammino verso Santiago. A dispetto della sua lontananza dalle coste, anche a Siena la regina dei molluschi è un forte emblema. La capasanta è inserita infatti nello stemma della Nobile contrada del Nicchio che prende parte al Palio della città. E come dimenticare il frutto della conchiglia indossata dalla mitica ragazza col turbante dipinta dal pittore olandese Veermer, la cui perla ha restituito nel corso dei secoli tutta la sua profonda bellezza.
La tradizionale abilità di alcune donne nella pesca di una pregiata conchiglia è stata inserita perfino nell’elenco del patrimonio orale e immateriale dell’Unesco. È il caso della raccolta dell’abalone che per molto tempo ha dato lustro al lavoro delle Haenyeo, una comunità di pescatrici giapponesi.
Ma se l’aspetto soave di queste opere d’arte naturali è decantato in lungo e largo è altrettanto vero che alcune di loro, per tradizione popolare, portano con sé una connotazione negativa. È quello che succede ai “poveri” Mytilus galloprovincialis, comunemente chiamati cozze che nonostante siano forgiati in un elegante nero, siano ricche di proprietà benefiche e perfino dei super pulitori dell’ecosistema, sono sempre associate a qualcosa di “brutto” o comunque spiacevole.
Adornata dalle utili illustrazioni di Sara Panzera, questa non è una semplice guida naturalistica di molluschi marini ma un viaggio poetico, un invito a riscoprire il nostro rapporto con la natura.
Le conchiglie, simbolo di eternità e trasformazione, sono metafore di un dialogo incessante tra il mondo naturale e quello umano. Ci invitano a vedere oltre la superficie, a cogliere il significato più profondo di ogni piccolo oggetto.
Come fa la specie rara dei Conus cedonulli che al loro interno custodiscono un potente veleno, così le conchiglie sono testimonianza del passato, raccontando la storia del mondo diventano anche custodi di preziosi messaggi per il futuro.
Ogni bellezza nasconde sempre un pericolo, impegniamoci pertanto ad ammirare questi meravigliosi esseri solo da lontano. (Agenbio) Anna Lavinia 9:00