Roma, 26 settembre 2024 (Agenbio) – I fiori come l’ibisco utilizzano un’impronta invisibile stabilita nella formazione dei petali che detta le dimensioni dei loro bulbilli, ciò può avere un impatto significativo sulla loro capacità di attrarre le api impollinatrici. Lo rivela uno studio del Sainsbury Laboratory dell’Università di Cambridge, pubblicato su Science Advances. I disegni sui fiori guidano gli insetti verso il centro del fiore aumentando le possibilità di successo dell’impollinazione della pianta. I ricercatori hanno confrontato piante di Ibisco di uguale dimensione, ma con tre motivi a occhio di bue di dimensioni diverse. Si è scoperto che le piante possono controllare e modificare con precisione la forma e la dimensione di questi disegni utilizzando molteplici meccanismi, così da ottenere un vantaggio competitivo nella gara ad attirare gli impollinatori. “Se un tratto può essere prodotto con metodi diversi, l’evoluzione ha più possibilità di modificarlo e di creare diversità – ha detto Edwige Moyroud, a capo di un gruppo di ricerca che studia i meccanismi alla base della formazione dei disegni nei petali – studiando come cambiano gli schemi a occhio di bue, stiamo cercando di capire come la natura genera la biodiversità”. L’autrice principale, Lucie Riglet, ha studiato il meccanismo che sta alla base del disegno dei petali dell’ibisco e ha scoperto che il pre-modello inizia come una piccola regione a mezzaluna molto prima che l’occhio di bue sia visibile sui piccoli petali di dimensioni inferiori a 0,2 mm. “Nello stadio più precoce che abbiamo potuto sezionare, i petali hanno circa 700 cellule e sono ancora di colore verdastro, senza pigmento viola visibile e senza differenze nella forma o nelle dimensioni delle cellule – afferma Riglet – quando il petalo si sviluppa fino a raggiungere le 4mila cellule, il pigmento non è visibile, ma abbiamo identificato una regione specifica in cui le cellule erano più grandi di quelle vicine: questo è il pre-modello”. Si è confrontato il successo dei disegni a occhio di bue nell’attrarre gli impollinatori: “Le api preferivano gli occhi di bue medi e grandi rispetto a quelli piccoli, visitavano anche i petali di fiori più grandi il 25% più velocemente – sottolinea – il foraggiamento richiede molta energia quindi se un’ape può visitare 4 fiori piuttosto che 3 nello stesso tempo, questo è vantaggioso per l’ape e anche per le piante”. Il prossimo passo è identificare i segnali responsabili della generazione di questi primi modelli e di esplorare se meccanismi simili di pre-modellazione siano utilizzati in altri organi vegetali, come le foglie. “Questa ricerca non solo fa progredire la comprensione della biologia delle piante, ma evidenzia anche le intricate connessioni tra le piante e il loro ambiente, mostrando come precisi disegni naturali possano svolgere un ruolo fondamentale nella sopravvivenza e nell’evoluzione delle specie – ha affermato Moyroud. (Agenbio) Mmo 13:00