Roma, 4 ottobre 2024 (Agenbio) – L’epilessia è una delle patologie neurologiche più diffuse in Italia con oltre 550mila casi. Una nuova cura attraverso la luce delle lucciole dona speranza alle persone con epilessia resistente, una forma refrattaria ai farmaci oggi disponibili. A questa nuova prospettiva si è aperto lo studio realizzato da un team dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) con l’ospedale di San Marino e l’Università di Genova, pubblicato sulla rivista Nature Communications. La ricerca definisce “un approccio innovativo per il trattamento dell’epilessia, che sfrutta la bioluminescenza delle lucciole per prevenire l’iperattività neuronale tipica delle crisi epilettiche”. La nuova alternativa alle cure è offerta dall’optogenetica che prevede l’inserimento di fibre ottiche nel cervello per generare la luce necessaria al funzionamento delle proteine chiamate opsine. Caterina Michetti, prima autrice dello studio e ricercatrice dell’Università di Genova e dell’Iit spiega come è strutturato l’approccio degli scienziati: «si basa su 3 elementi che vengono prodotti direttamente in tutte le cellule nervose grazie alla modifica genetica. Si tratta di un’opsina collegata a un sensore e a una molecola bioluminescente, una luciferasi, la stessa proteina che permette alle lucciole di emettere luce. La somministrazione del substrato, sostanzialmente un farmaco che la luciferasi consuma per produrre il segnale luminoso, consente di promuovere l’attivazione dell’opsina senza bisogno di inserire fibre ottiche». (Agenbio) Ala 13:00