Roma, 15 ottobre 2024 (Agenbio) – Grazie a uno studio condotto da università italiane e tedesche, e pubblicato su Nature Communications, è stato possibile esaminare il DNA ritrovato sui resti di un bambino vissuto in Puglia 17mila anni fa. Si tratta del genoma più antico rinvenuto in Italia fino ad ora. Le condizioni climatiche della grotta delle Mura, dove è stato ritrovato il bambino, hanno permesso alle ossa di mantenersi in buono stato, consentendo ai ricercatori di recuperare circa il 75% del genoma. La datazione al radiocarbonio, un metodo basato sulla misura della quantità residua di atomi di carbonio 14 in un materiale organico, ha collocato lo scheletro tra i 17.320 e i 16.910 anni fa. Dall’analisi genomica è emerso che il bambino soffriva di una cardiomiopatia ipertrofica ereditaria e che era intollerante al lattosio. Lo studio dei denti ha inoltre evidenziato difficoltà prima e dopo il parto e una frattura nella clavicola testimonia che, probabilmente, anche il parto stesso fu difficoltoso. Il genoma del bambino mostra una diffusione precoce delle caratteristiche genetiche di quello che è stato definito come il tipo villabruniano, identificato sulla base di alcuni reperti rinvenuti a Villabruna, nel bellunese. (Agenbio) Etr 11:00