Dall’Università di Padova una nuova biologia degli organismi

Roma, 20 novembre (Agenbio) – Una ricerca realizzata dall’Università di Padova propone una nuova biologia degli organismi, introducendo un cambiamento di paradigma rispetto allo studio tradizionale. Il modello sviluppato dagli scienziati dell’ateneo patavino sottolinea l’importanza di studiare e analizzare le interazioni tra olobionte e microbioma per comprendere a fondo la vita degli organismi, la salute e l’insorgenza di malattie. In particolare, la ricerca evidenzia come la simbiosi tra ospiti animali e vegetali e i loro microbiomi influisca su funzioni biologiche fondamentali come l’immunità, la crescita, la resistenza ai patogeni e l’adattamento agli stress ambientali. «La biologia degli olobionti ci permette di capire meglio l’interdipendenza tra l’ospite e il suo microbioma, superando l’approccio tradizionale che studia gli organismi come entità isolate. Questo nuovo paradigma offre una visione innovativa su come la salute e la resilienza degli ecosistemi dipendano da complesse interazioni biologiche», afferma Maria Elena Martino, co-autrice dello studio. Un aspetto cruciale della pubblicazione è la risposta che si potrebbe dare al “problema dell’ereditarietà mancante”. Quest’ultimo si riferisce alla discrepanza tra l’ereditabilità stimata di alcuni tratti complessi e la variazione genetica spiegata dalle varianti note. In tali tratti, gli studi genetici spiegano solo una parte della variazione osservata, lasciando una porzione significativa ancora non giustificata dalle varianti genetiche identificate. Questa porzione è in gran parte determinata dal ruolo del microbiota che, interagendo con il genoma ospite e influenzando funzioni fisiologiche importanti, contribuisce significativamente all’ereditarietà di tali tratti. «Il modello ologenomico che considera congiuntamente il DNA dell’ospite con quello del microbioma – tipologia del genoma ospite, ma anche il tipo e la funzione del suo microbioma -permette di spiegare una maggiore parte della variabilità fenotipica, offrendo una comprensione più approfondita di tratti come la resistenza ai patogeni, l’adattabilità ai cambiamenti climatici e la resilienza a perturbazioni ambientali», conclude Martino. (Agenbio) Etr 13.00