Roma, 11 dicembre 2024 (Agenbio) – Gli effetti dannosi di un’esposizione prematura all’eccesso di ossigeno nei neonati pretermine possono essere neutralizzati con una stimolazione farmacologica del recettore β3-adrenergico. È quanto emerge da studi preclinici su modelli sperimentali condotti da un gruppo multidisciplinare di ricerca toscano e pubblicati su Medicinal Research Review. La nascita prematura comporta l’esposizione precoce del feto immaturo a un ambiente più ricco di ossigeno rispetto all’utero. Di conseguenza, i neonati prematuri affrontano una condizione di relativa iperossia, che altera lo sviluppo postnatale degli organi e contribuisce alle malattie legate alla prematurità (retinopatia del prematuro, enterocolite necrotizzante, diplasia broncopolmonare, leucomalacia periventricolare). Fino a qualche tempo fa, era poco chiaro il meccanismo molecolare attraverso cui l’elevata tensione di ossigeno alterasse la normale differenziazione fetale. Questo studio, oltre a dimostrare su modelli animali che l’esposizione precoce a un ambiente relativamente iperossico può compromettere i nati pretermine a causa della ridotta espressione del β3-adrenorecettore, suggerisce l’ipotesi che i disturbi conseguenti alla nascita prematura possano essere contrastati, o persino prevenuti, proprio attraverso la stimolazione farmacologica dei rimanenti β3-adrenorecettori, creando una sorta di placenta artificiale farmacologica che simula l’ambiente uterino. (Agenbio) Etr 13.00