I delfini usano un sistema di “gusto dei grassi” per ottenere il latte materno 

Roma, 30 gennaio 2025 (Agenbio) – I delfini tursiopi giovani hanno recettori specializzati per rilevare gli acidi grassi nel latte materno: la scoperta, che porta la firma della Graduate School of Environmental Science presso l’Università di Hokkaido in Giappone ed è stata pubblicata su Marine Mammal Science, offre importanti informazioni su come questi mammiferi marini crescono, si nutrono e comunicano.  A differenza dei mammiferi terrestri, la capacità olfattiva di delfini e altri mammiferi marini è in gran parte non funzionale negli ambienti acquatici. I ricercatori hanno perciò ipotizzato che avessero altri modi di percepire l’ambiente circostante e individuare il cibo. Il grasso svolge un ruolo essenziale nel fornire energia e supportare lo sviluppo del cervello nei cuccioli di delfino, che dipendono interamente dal latte materno nelle prime fasi di vita. “Abbiamo esaminato la lingua di un giovane delfino tursiope indo-pacifico e abbiamo confermato strutture speciali che potrebbero aiutarlo a rilevare il grasso – afferma il primo autore dello studio Hinako Katsushima -. Nella parte posteriore della lingua, c’è una fila a forma di V di recettori del gusto che sono specificamente sintonizzati per captare gli acidi grassi, che hanno anche enzimi che aiutano a scomporre il grasso, rendendolo più facile da percepire ed elaborare”.  In un secondo esperimento, il team ha dato ai giovani delfini la possibilità di scegliere tra due liquidi: uno contenente latte e l’altro una soluzione torbida. Il delfino ha mostrato una preferenza inaspettata per la seconda. Una possibile spiegazione è che abbiano trovato il latte non familiare (era una miscela di latte di due femmine) e quindi lo abbiano evitato per paura di nuovi cibi. “In natura, dove le diete ricche di grassi sono fondamentali per la sopravvivenza, questa capacità potrebbe fornire ai delfini un vantaggio evolutivo, consentendo loro di selezionare latte di alta qualità dalle loro madri e in seguito valutare il contenuto nutrizionale delle loro prede”, ha aggiunto Takashi Hayakawa, che ha guidato lo studio. (Agenbio) Cdm 14.00

 

 

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